Influenza 2018, preoccupa il virus australiano

Il virologo Fabrizio Pregliasco: "In Australia c'è stato un alto incremento della diffusione della malattia a causa del virus H3N2, con un aumento dei casi gravi rispetto agli anni precedenti e con oltre 50 morti, mentre in Gran Bretagna la prevalenza dello stesso virus, ancora poco diffuso in Italia, sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario". Ma il ceppo è ancora poco diffuso in Italia

Influenza 2018 (foto Ansa)

Influenza 2018 (foto Ansa)

Roma, 8 gennaio 2018 - Il picco non è ancora arrivato, eppure sono tantissimi gli italiani messi a letto dall'influenza. Saranno almeno 5 milioni gli italiani che, secondo i virologi, si stima, saranno colpiti dal virus nella stagione 2017-2018, soprattutto anziani e bambini. Intanto le notizie provenienti da altri Paesi non lasciano ben sperare, con il cosiddetto 'virus australiano' che desta particolare preoccupazione. A mettere in guardia è il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore dell'Università di Milano e Direttore sanitario IRCCS Galeazzi, che ribadisce l'importanza della vaccinazione. I dati dall'estero, rileva Pregliasco, sono preoccupanti: "In Australia, ad esempio, c'è stato un alto incremento della diffusione della malattia a causa del virus H3N2, con un aumento dei casi gravi rispetto agli anni precedenti e con oltre 50 morti, mentre in Gran Bretagna la prevalenza dello stesso virus, ancora poco diffuso in Italia, sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario per un boom di ricoveri". Dunque, avverte, l'influenza non va sottovalutata poiché è la terza causa di morte fra le malattie infettive, dopo Tubercolosi e Aids, ed il 90% dei decessi si registra fra gli anziani. Inoltre, l'Italia è stata la prima nazione in Europa nella stagione 2016-2017 per decessi over 65 riconducibili al virus influenzale.

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I VACCINI - In tal senso, il vaccino, che attualmente prevede la copertura per i virus A-H1N1, A-H3N2 e B, afferma, "costituisce un salvavita per le categorie più fragili: i bambini, gli over 65 e coloro che sono affetti da patologie croniche". L'influenza, infatti, è 'età-dipendente': "Se è vero che il paziente anziano è maggiormente vulnerabile al virus di tipo A, il virus B ha un impatto relativamente maggiore nei bambini e negli adolescenti. Una strategia vaccinale ottimale dovrebbe tener conto di questi aspetti epidemiologici. Gli anziani, anche se in buona salute, hanno una ridotta capacità di risposta ed è quindi importante scegliere per loro un vaccino in grado di potenziare la risposta immunitaria - afferma Pregliasco -. Nei vaccini adiuvati, oltre all'antigene, cioè quella sostanza che è propria dei batteri o dei virus verso la quale dobbiamo innescare la difesa, contiene anche altre sostanze adiuvanti, che aiutano il sistema immunitario a reagire in maniera più efficace alla presenza del virus". Tutto ciò è stato confermato dalla ricerca scientifica, infatti il vaccino adiuvato viene utilizzato in circa 30 paesi, inclusi gli Stati Uniti.

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I DATI - Ad oggi, secondo gli ultimi dati della rete Influnet dell'Istituto superiore di sanità, sono stati già colpiti 2 milioni di italiani, di cui 672mila nell'ultima settimana. La causa però, precisa Pregliasco, "non è solamente l'influenza vera e propria; infatti si stanno ancora registrando infezioni ad opera di virus 'cuginI' o para-influenzali: sono 262 virus diversi che hanno sintomi meno pesanti ma che sono ugualmente debilitanti". La vera influenza, sottolinea, "si riconosce perché causa la presenza contemporanea di tre fattori: febbre elevata, sintomi sistemici come dolori muscolari e sintomi respiratori o mal di gola. Questi sintomi perdurano per giorni e, nei soggetti più deboli, possono insorgere gravi complicanze". Per tutte le altre patologie circolanti si parla di sindromi parainfluenzali, "ugualmente fastidiose - conclude - ma non pericolose come può essere l'influenza per alcune categorie".

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