Igor il russo, una belva addestrata ad ammazzare

Il cappellano del carcere: "Per i detenuti era Lupo solitario". Ha un passato di misteri: diceva di venire dalla Russia e di aver disertato l'esercito

Le foto segnaletiche di Igor Vaclavic, killer di Budrio e di Ferrara (Ansa)

Le foto segnaletiche di Igor Vaclavic, killer di Budrio e di Ferrara (Ansa)

Bologna, 9 aprile 2017 - MAI un ghigno. Nemmeno malefico. Glaciale, freddo e soprattutto spietato. «Un soldato perfetto», l’ha definito il cappellano del carcere. Ma in cella c’era rimasto una manciata di anni, doveva essere espulso, invece una settimana fa ha colpito a morte. È successo in una frazione di Budrio, Riccardina. Con un colpo di pistola ha freddato un barista di 52 anni, Davide Fabbri, nel retrobottega del locale. Voleva rapinarlo. Quegli occhi gelidi. Quello sguardo di «un killer senza pietà» non lo dimenticherà mai Maria, la moglie del barista. Dopo aver sparato al cuore di Fabbri, il killer è uscito puntando la pistola anche alla donna, ma senza sparare. «Non dimenticherò mai quegli occhi – ha detto – non ho visto un barlume di pietà per nessuno di noi». E da sabato scorso si è scatenata una vera e propria caccia all’uomo. A quel killer venuto dall’Est. Quasi sicuramente russo, anche se non tutti giurerebbero sulla sua vera nazionalità. Su Igor Vaclavic, 41 anni, di cui si narra un passato nell’esercito di Mosca, pende un mandato europeo di arresto. Esce dal carcere nel 2015. Nel 2007 è agli arresti per rapine tra Rovigo, Ferrara e Bologna. È sospettato di aver assalito un vigilante, al quale fu poi sottratta la pistola calibro 9 e di aver partecipato a vari efferati fatti di sangue.    MA LE LUCI tornano a riaccendersi su di lui per l’omicidio del barista e così, dal punto di vista delle indagini, si riposiziona punto e per punto, tassello per tassello, il suo passato inquietante e già pieno di sangue.  Si parte da quelle frasi pronunciate dentro il bar. L’inflessione è eloquente: straniero, dell’Est. E così ci si imbatte nelle scorribande criminali nel Ferrarese di qualche anno prima e rispunta quel decreto di espulsione mai eseguito.  Il primo decreto di espulsione a suo carico è datato 2010; ne è seguito un altro nel 2011, mai eseguito come il precedente. L’uomo è stato in carcere per diverse rapine ed è uscito nel 2015. La sua figura che si porta dietro un’annedottica varia – con poche conferme – è avvolta nel mistero. Solo qualche squarcio per racconti che lui avrebbe fatto ma per i quali non esistono dei riscontri oggettivi: ossia che sia stato realmente un ex militare russo e che abbia poi deciso di disertare l’esercito delle federazione. Non bastano infatti, le parole del cappellano del carcere per accreditargli un passato militare. E infatti dalla Russia si passa ai Balcani. Secondo una delle ultime ricostruzioni: Igor verrebbe dall’ex Jugoslavia.    IL RESTO rimane. Così come il fatto che lui quelle zone della Bassa emiliana le conosce bene. Perché l’area tra Ferrara e Bologna la bazzica da almeno un decennio e già nel 2007 fu arrestato per aver rapinato agricoltori, minacciati con arco e frecce, tra Ferrara e Rovigo. Allora non aveva nessuna arma da fuoco al seguito. Ma la spietatezza non gli faceva comunque difetto. Faretra sulle spalle, coltello legato a una gamba, una bandana nera in testa per gli assalti. Un look e armamentario da pellerossa, come il soprannome ‘Lupo Solitario’ che si dice, come tante delle altre storie gli girano attorno (quasi da leggenda nera), gli sia stato affibbiato in prigione.