Giovedì 18 Aprile 2024

Hotel Rigopiano, il soccorritore: "Ho scavato inseguendo le voci"

La testimonianza di Marco Bini, guardia di finanza: "Buio, neve e detriti. Poi gli abbracci"

Marco Bini (Ansa)

Marco Bini (Ansa)

Roma, 21 gennaio 2017 - Nella notte tra mercoledì e giovedì era nel gruppo dei primi soccorritori arrivati all’hotel Rigopiano, sci ai piedi e un cuore grande così. E ieri il vice brigadiere della Guardia di finanza Marco Bini, del Soccorso alpino della Guardia di finanza di stanza a Roccaraso, era insieme ai Vigili del fuoco nel momento in cui sono stati estratti i primi sopravvissuti. «Una sensazione bellissima, ci dà ancora più forza per continuare a scavare», racconta Bini, in un momento di pausa dal lungo lavoro intorno a ciò che resta dell’hotel Rigopiano.

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Come avete raggiunto i primi sopravvissuti?

«Abbiamo cercato di mettere insieme le informazioni che avevamo raccolto, per andare a cercare eventuali zone dove potevano aver trovato riparo le persone».

Da dove siete partiti?

«Da zero. Immagini la situazione: arriviamo di notte, in mezzo alla bufera. E là dove doveva esserci l’albergo, solo neve, alberi spezzati, la desolazione assoluta».

E poi?

«Ci siamo fatti spazio, abbiamo aperto i primi buchi nel muro di neve riuscendo finalmente a intravedere la struttura».

Ma alle persone ancora in vita come siete arrivati? Avete sentito le loro voci?

«Le abbiamo sentite solo quando siamo arrivati molto vicini, prima no. Ed è stato un primo momento molto importante, la conferma che ci stavamo muovendo nella giusta direzione. Ci siamo fatti guidare dall’intuito e dalla logica su dove potessero aver trovato riparo».

E poi li avete tirati fuori.

«Già, poi li abbiamo tirato fuori... Erano increduli, nemmeno si rendevano conto di cosa stesse succedendo. E anche per tutti noi è stato un grande momento ».

Cosa le è rimasto più impresso?

«La donna che ha urlato di pensare a sua figlia, che era ancora sotto. E il bambino che, anche se provato, ha abbozzato un sorriso. Era stravolto ma contento».

Hanno detto qualcosa del momento della slavina, hanno capito cosa stava succedendo?

«Ho percepito solo che dicevano di aver sentito come una bomba».

In che spazio sono riusciti a sopravvivere?

«Si sono riparati in un ambiente ristretto, forse due ambienti. Ma non avevano molto spazio per muoversi. Però sotto a quel solaio si è creata una sacca d’aria che è risultata decisiva per la loro salvezza».

Quanto è difficile lavorare là sotto?

«Moltissimo. Perché appena stabilisci un contatto vorresti accelerare il più possibile per arrivare alle persone da salvare, ma al tempo stesso sai che non puoi abbandonare le cautele nemmeno per un istante, perché non si può rischiare di fare una mossa azzardata e provocare un crollo».

Che tipo di emergenza state affrontando sul campo?

«Siamo abituati a operare in situazioni anche molto difficili, il nostro è un lavoro estremo. Però un tipo di precipitazione di questa portata, la slavina e le macerie dell’albergo sono una combinazione di portata eccezionale. Non avevo mai affrontato una situazione del genere né dovuto superare il muro di neve della prima notte. Per questo la soddisfazione di salvare anche una sola vita umana ripaga di ogni sforzo».

Rigopiano,Samuel estratto vivo'ciao zio'
Rigopiano,Samuel estratto vivo'ciao zio'