Giovedì 18 Aprile 2024

Terremoto, i geologi: "Troppi ritardi sulla prevenzione"

"Siamo fermi agli annunci. Casa Italia? Piano ambizioso, serve più concretezza"

Amatrice, rovine sotto la neve (Lapresse)

Amatrice, rovine sotto la neve (Lapresse)

Roma, 22 gennaio 2017 - «TUTTO FERMO agli annunci». Mentre si piangono nuove vittime e la terra continua, indifferente, a tremare, è inevitabile chiedersi cosa ne è stato di quell’ambiziosissimo progetto di prevenzione battezzato dal governo Renzi ‘Casa Italia’. Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che prese parte alle consultazioni per delineare il progetto, alza le braccia: «Non dico che sia stato cancellato, ma la cosa si è fermata agli annunci».

Non c’è un testo articolato con la progettazione degli interventi? «No, ci sono solo le intenzioni. L’ultima riunione con la cabina di regia è stata a inizio dicembre, e lì ci siamo fermati».

L’unico capitolo effettivamente messo in cantiere è quello dei sisma bonus per la ristrutturazione degli edifici introdotto nella legge di Bilancio? «Il sisma bonus è un intervento importante ma, paradossalmente, era quasi l’ultimo in ordine di priorità. Prima, bisogna pensare a mettere in sicurezza gli edifici pubblici e strategici perché non può accadere che crolli un ospedale. L’incentivo privato è secondario».

Forse era la cosa più semplice da fare subito. Però, in Casa Italia ci sono moltissimi capitoli: dall’edilizia scolastica, alle strade fino all’educazione. «Forse troppo. Nel senso che, se ci mettiamo dentro anche le periferie, diventa un contenitore enorme: servono dieci anni non per farlo ma solo per pensarlo. Invece, bisogna partire subito con le cose concrete. Noi una proposta l’abbiamo lanciata...».

Quale? «Far diventare L’Aquila un laboratorio, iniziando a introdurre il fascicolo del fabbricato, cioè un libretto con la storia dell’edificio e la sua sicurezza sismica, lo faremmo gratuitamente noi professionisti. La prevenzione civile è fondamentale e, per farla, va cambiato il mercato immobiliare in Italia».

Il libretto è il primo passo di un lungo percorso. Cos’altro di Casa Italia si dovrebbe mettere subito in campo? «Per esempio l’educazione nelle scuole: insegnare fin da piccoli la consapevolezza di vivere in un Paese a rischio sismico, come avviene in Giappone o negli Stati Uniti. Basti pensare che ci sono ancora il 20-50% di vittime per comportamenti errati durante il sisma. Se mettiamo i soldi, ammesso che ci siano tutti, ma manca la coscienza civica si va poco lontano».

Forse la gestione delle nuove emergenze ha contribuito a rallentare il percorso del piano di prevenzione... «Un conto è la ricostruzione, altro è la prevenzione che è un percorso parallelo. Si tratta di varare le norme».

C’è poi un problema di frammentazione, tra locale e Stato centrale, della gestione del suolo.  «Senza dubbio, questo rallenta gli interventi. Serve un quadro legislativo nazionale che definisca chi fa cosa senza più sovrapposizioni. La stessa Protezione civile è una macchina da guerra a livello centrale mentre, a livello locale, non funziona».

Cosa chiede al governo? «Di essere convocati nella cabina di regia il prima possibile. La mia non è una critica ma un auspicio, perché il prezzo in termini di vite umane che il nostro Paese sta pagando è troppo alto».