Hotel Rigopiano, soccorritore muore d'infarto a 39 anni

Era un tecnico speleologo del soccorso alpino. Fronte indagini: spunta una relazione alla commissione valanghe del 1999, dove si definisce l'area dell'albergo a rischio slavine

Andrea Pietrolungo (foto da Facebook)

Andrea Pietrolungo (foto da Facebook)

Pescara,1 febbraio 2017- Come una maledizione. Un altro 'angelo del Rigopiano' se n'è andato, uno speleologo che aveva partecipato ai drammatici soccorsi nell'hotel di Farindola è morto ieri mattina a soli 39 anni. Andrea Pietrolungo è stato stroncato all'alba da un infarto, dopo aver lavorato incessantemente in Abruzzo durante queste settimane. Pietrolungo era un tecnico Speleologico del soccorso alpino, volontario molto conosciuto nell'ambiente, e direttore regionale della scuola di speleologia. A quanto pare da lunedì aveva avvertito dolori ossei, ma pensava a una banale influenza. Toccante il ricordo del Soccorso Alpino che elenca le numerose 'qualifiche' di Pietrolungo: "capostazione forre Abruzzo, direttore della Scuola Regionale Speleo, istruttore regionale speleo, tecnico di soccorso in forra". I funerali si tengono oggi alle 15 nella chiesa di Pianella (Pescara). 

Si tratta dell'ennesimo dramma che ruota attorno alla vicenda, dopo che altri due soccorritori del Rigopiano, operatori del 118, avevano perso la vita nell'incidente dell'elicottero caduto nell'Aquilano, dopo aver recuperato uno sciatore ferito sulle piste di Campo Felice. E Pietrolungo, nei giorni scorsi, non aveva mancato di presenziare ai loro funerali. Lo speleologo aveva partecipato a molte operazioni di soccorso nella neve in questi giorni. La notizia della sua morte ha colto di sorpresa l'intero ambiente del soccorso alpino abruzzese. Sul suo profilo Facebook sono tanti i messaggi di cordoglio.

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FOTO Rigopiano, i volti delle vittime

IL PUNTO - Sarebbero morte quasi tutte sul colpo le 29 vittime del Rigopiano. La notizia è filtrata ieri da ambienti giudiziari. Secondo quanto emerso, chi non è morto subito non è sopravvissuto alla valanga per lungo tempo. Per consegnare le autopsie i medici legali hanno 60 giorni di tempo, ma questo aspetto sarebbe già evidente. Traumi, asfissia, schiacciamento, concause (già emerse in precedenza) che quasi all'istante hanno prima tramortito facendo perdere conoscenza poi ucciso le vittime rapidamente.

Rigopiano, Arisa canta ai funerali di Silvana e Luciano / VIDEO

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L'ALLARME NEL 1999 - Nel 1999 una guida alpina aveva già segnalato il rischio di valanghe sull'hotel Rigopiano. Pasquale Iannetti  aveva presentato al Comune di Farindola una relazione, adesso acquisita agli atti dell'inchiesta della Procura di Pescara che viene pubblicato in esclusiva da Tiscali News. Iannetti era membro della commissione istituita ad hoc per le slavine e poi disciolta nel 2005. La guida riferisce i risultati di un sopralluogo compiuto nell'area di Rigopiano il 12 gennaio 1999 e segnala che "in merito alla possibilità di masse nevose, slavine o valanghe nell'area di Rigopiano non vi è dubbio che sia il piazzale antistante il rifugio Tito Acerbo, che la strada provinciale che porta a Vado del Sole possano essere interessate dal fenomeno". Descrivendo la situazione in quel momento, dopo le nevicate cadute il 17 gennaio, cinque giorni dopo il sopralluogo, Iannetti parla di "rilevanti accumuli nella fascia di carico a quota 1800 metri", e avverte che "se le condizioni della temperatura dovessero cambiare rapidamente verso valori elevati la neve in accumulo potrebbe scivolare a valle interessando le zone sottostanti". Quindi, scriveva la guida alpina, "la zona deve essere tenuta sotto stretto controllo con un servizio di monitoraggio continuo".

IL GEOLOGO -  Continuano, nel frattempo, le polemiche intorno alla tragedia. L'Hotel Rigopiano "stava nel posto sbagliato, ampliato nel posto sbagliato", ha detto il geologo e primo ricercatore del Cnr, Mario Tozzi, parlando all'università di Cassino all'inaugurazione dell'anno accademico. "Per carità nelle regole di legge - ha precisato il ricercatore -. Ma quel problema lo si doveva porre prima. Non possiamo essere immuni dagli eventi naturali, il rischio zero non ce l'abbiamo. Però mitigare il rischio sì, quello è colpevole non farlo".