Hotel Rigopiano, escono soltanto cadaveri. Rabbia e lacrime ai funerali

Estratte altre nove persone, le vittime sono 18. Undici i dispersi

Hotel Rigopiano, si scava ancora. Estratti 18 corpi (Ansa)

Hotel Rigopiano, si scava ancora. Estratti 18 corpi (Ansa)

Farindola (Pescara), 25 gennaio 2017 - UNA PIOGGIA FITTA e gelida è caduta su Pescara ieri, una giornata durissima, fatta di attese snervanti e il numero dei morti che di ora in ora si è aggravato fino ad arrivare a 18 confermati di cui 11 identificati. Undici i dispersi e 11 i sopravvissuti. L’ospedale Santo Spirito di Pescara era avvolto da un’atmosfera surreale. Nei corridoi illuminati dal neon per tutto il giorno i parenti delle vittime hanno sfilato in attesa di sapere il destino dei loro cari. Ieri, intorno a mezzogiorno, Edoardo e Samuel sono stati dimessi dal reparto di pediatria. I piccoli sono ormai diventati inseparabili, dopo che la sorte ha deciso di unirli. «Edoardo e Samuel sono la nostra forza.. i nostri piccoli eroi», ha scritto la cognata Martina Remigio sui social.

Hotel Rigopiano, il bilancio aggiornato

  E MENTRE al terzo piano Edo e Samuel affrontavano la loro personale battaglia, qualche piano più in basso, in obitorio, sfilavano i cadaveri di chi non ce l’ha fatta, mentre proseguivano le identificazioni. Il padre di Stefano Feniello ha accusato un lieve malore ed è stato sedato ieri in ospedale, dopo giorni di attesa insopportabile. Solo a tarda notte è arrivata la conferma della morte del figlio.   L’IDENTIFICAZIONE dei corpi in alcuni casi è avvenuta grazie alle foto: un tatuaggio, un anello, un particolare fisico, proprio per evitare ai familiari l’estremo strazio, quello di vedere i cadaveri, a meno che la famiglia stessa non ne facesse richiesta. In nottata oltre a Feniello identificati i corpi di Roberto Del Rosso, amministratore dell’hotel, dei fidanzati ascolani Paola Tomassini e Marco Vagnarelli, e di Pietro Di Pietro, marito di un’altra vittima, Barbara Nobilo.  Ieri due dei sopravvissuti, Giorgia e Vincenzo, i fidanzati di Giulianova, sono stati sentiti a lungo dai carabinieri. Hanno dovuto ricostruire l’intera vicenda: «Sono stati ascoltati come testimoni della tragedia per diverse ore – spiega il legale Pierangelo Guidobaldi –. Giorgia ha accusato un lieve malore dovuto alla stanchezza. Con i militari, che hanno avuto molto tatto, sono stati dalle 9 e trenta del mattino fino alle 16, dopo tutto quello che avevano passato. È stata dura ma era necessario».

Giuly riesce a non piangere mentre lo dice: «L’hotel Rigopiano ci ha fatti incontrare e ora ci ha separati, ma non per sempre». La fidanzata di Gabriele D’Angelo dice arrivederci così, in una chiesa di Penne piena anche fuori, al volontario della Croce Rossa che faceva il cameriere all’albergo maledetto e lì è stato ucciso dalla valanga. Poche ore prima, a Farindola, alle esequie del suo collega, il maitre Alessandro Giancaterino, il parroco don Andrea ha detto che «tanta umanità è una risposta: la condivisione del dolore, l’esserci». Due cerimonie a pochi chilometri di distanza, ai piedi del Gran Sasso, piene di rabbia e lacrime.   NEL FRATTEMPO all’ospedale di Pescara il tempo è diviso tra attesa, speranza, disperazione e scatti d’ira dei familiari, straziati e stremati da sei giorni di inferno. Una specie di famiglia, quella dei parenti delle vittime e dei sanitari, ma anche delle forze dell’ordine e dei soccorritori, che si è unita per trovare la forza di affrontare ore di vuoto e attesa. Protetti dalla stampa e dalle notizie che si rincorrono, a volte per essere smentite, protetti da un’atmosfera spettrale illuminata solo dai neon dell’ospedale. Ieri nel nosocomio abruzzese c’erano ancora una sessantina di persone in attesa di notizie: «Li teniamo insieme e cerchiamo, come possiamo, di sorreggerli – ha detto il direttore sanitario Rossano Di Luzio –. Facciamo il possibile per aiutarli in questo momento buio soprattutto in questa giornata, così pesante»