Mercoledì 24 Aprile 2024

Fede o politica, basta un hashtag. Il cancelletto compie 10 anni

Così il primo tweet ha cambiato il nostro modo di comunicare

L'Hashtag compie 10 anni

L'Hashtag compie 10 anni

Roma, 24 agosto 2017 - #Barcamp. E hashtag fu. Sono passati 10 anni esatti e il simboletto # è cresciuto in maniera decisamente sproporzionata per la sua età. Era il 23 agosto 2007 quando Chris Messina propose l’oscuro “pedone” della tastiera per creare un gruppo su Twitter, dando vita al primo hashtag della storia, presto diventato la magica chiave (o tag) capace di ordinare i discorsi sui social network.

Il punto di vista dell'Accademia della Crusca: "Non solo lingua, l'informazione si fa social" - di LETIZIA CINI

Parte integrante delle conversazioni online, l’hashtag ha originato tante e inevitabili trasformazioni nella comunicazione (non solo virtuale), così l’anonimo simboletto fino ad allora utilizzato dai centralini telefonici - “digitare cancelletto, prego ” - si è elevato a icona, emblema dei temi che diventano trendictopic, gli argomenti più seguiti e chiacchierati del momento. Forse nemmeno il suo creatore immaginava che l’etichetta per raggruppare i messaggi inerenti lo stesso argomento o lo stesso evento varcasse nel giro di un decennio i confini di Twitter, diventando un simbolo di uso comune anche su altri social come Instagram (soprattutto) e Facebook. Eppure è così. La prova? Nel 2012 hashtag è risultata la parola più usata nel mondo e oggi gli utenti di Twitter che utilizzano il tag lo fanno circa 125 milioni di volte ogni giorno. Una vera e propria invasione che ha ottenuto la consacrazione linguistica nel 2014, quando la parola hashtag ha fatto il suo ingresso nelle pagine dedicate alla lettera H dell’Oxford Dictionaries. E l’interesse del mondo.

IL MOTIVO principale dello smirurato successo, è il fatto che anteporre l’hashtag alla parola pubblicata rende molto più semplice la vita a chi è interessato a un argomento in particolare su Twitter. Un filtro utilizzato ormai per quasi tutti gli eventi, tanto che esistono un’infinità di siti da cui attingere per trovare seguaci (i follower). Oggi siamo abituati a vederne la “trascrittura” anche su magliette, murales e le più diverse espressioni artistiche (dalle copertine dei dischi ai libri), ma la natura specifica resta quella delle piattaforme social. «L’hashtag #blacklivesmatter (slogan di recente formazione utilizzato dai manifestanti di colore americani, ndr.) è l’esempio di un uso necessario e incisivo dell’hashtag» sottolinea Chris Messina, oggi avvocato trentaseienne impegnato come product designer a San Francisco. Come lui la pensa anche Robert Hernandez, professore di giornalismo alla University of Southern California, altro entusiasta del cancelletto, anche se ne ammette i limiti: «Ci sono infiniti hashtag che sono stati twittati una sola volta da una sola persona», sottolinea, parlando di «inquinamento da hashtag».

ENTITÀ virtuale dotata di un certo spirito, Twitter ieri ha deciso di festeggiare la ricorrenza proponendo il proprio #Hashtag 10 con tanto di emoji personalizzata, oggetto di infiniti retweet da ogni angolo del globo. Già, perché il popolo dei cinguettatori è veramente sterminato e segue ogni evento. In questi anni alcuni hashtag hanno accompagnato i cambiamenti e gli avvenimenti più significativi del mondo: #JeSuisCharlie, #PrayforParis, #OccupyWallStreet, #LoveisLove, #Brexit, #IceBucketChallenge, #RoyalBaby sono tra i più in vista in ambito internazionale, mentre restando in Italia #Expo2015, #MafiaCapitale, #terremoto, #Referendum, #FamilyDay e #Petaloso guidano un elenco che riassume parte degli ultimi anni del Paese.

E se gli hashtag degli uomini più famosi e seguiti in assoluto restano scolpiti nella memoria - come #MakeAmericaGreatAgain di Donald Trump e #LaudatoSi postato dall’account di Papa Bergoglio @Pontifex - andare a scoprire i più rilevanti può essere una specie di “bignami” della storia di Twitter. E della nostra vita. Quella vera.