Foto vip rubate, tutti assolti. Lucarelli: "Oggi le brucerei"

L'opinionista felice per l'esito del processo. Ma dice: "Ho giurato a me stessa che non scriverò mai più di gossip: è una materia che infanga anche se si tratta con correttezza"

Selvaggia Lucarelli (ImagoE)

Selvaggia Lucarelli (ImagoE)

Milano, 18 luglio 2017 - «Avevo scelto proprio il giorno della sentenza per la presentazione del mio libro. E in caso di condanna mi ero già preparata una gag: sarei arrivata non con quel volume (Dieci piccoli infami), ma con Le mie prigioni di Silvio Pellico. E avrei detto: «La presentazione c’è, ma il libro è cambiato. Per fortuna devo rinunciare alla battuta». Selvaggia Lucarelli è naturalmente sollevata dall’esito del processo che la vedeva imputata per il furto di foto rubate ai vip alla festa per i 32 anni di Elisabetta Canalis , ci tiene a precisare che non è arrabbiata, ma soltanto un po’ amareggiata.

Com’è andata davvero? «Non posso riassumere sette anni di processo in poche parole, posso dire che ho ricevuto delle foto e ho avuto la leggerezza – di cui ammetto la colpa – di girarle a un collega, Gabriele Parpiglia. Nient’altro. Non ho mai chiesto un euro per la pubblicazione, come ha testimoniato lo stesso Signorini, e infatti da questo sono stata assolta perché il fatto non sussiste. Stiamo parlando delle foto di un compleanno, per nulla scandalose, che non avrebbero arrecato danni a nessuno. Mica erano le foto di Marrazzo col trans. Le foto nemmeno sono state pubblicate da qualche parte, neanche sull’ultimo dei blog».

Ciò che le è accaduto l’ha fatta riflettere? «Molto, soprattutto sul ruolo del giornalismo. Sulla stampa ho letto solo la ricostruzione dell’accusa. Perché quando ha parlato la difesa non è stata scritta una riga? Nessuno ha voluto davvero sapere cosa stava accadendo».

Secondo lei, quali sono stati i motivi di questa mancata attenzione, o diciamo pure accanimento? «Da un lato c’è stata la ricerca del sensazionalismo. Purtroppo, alcuni giornalisti non cercano la verità, ma i titoli a effetto».

Ricorda quando vennero a perquisire la sua abitazione? «Ricordo perfettamente. È un’altra delle ferite aperte, insieme a tutte le fandonie che sono state dette e scritte sul mio conto. Il mio, mi creda, è stato un processo più mediatico che giudiziario. Sono stata devastata da queste fandonie. Non dimentichiamoci che sono venuti a perquisire la casa nel pieno della notte, con mio figlio che allora aveva 7 anni a letto con la febbre alta. Ciò nonostante, l’ho dovuto portare con me in questura».

Perché non si è difesa? «Non potevo rispondere a tutte le accuse, avrei dovuto rettificare ogni cosa che usciva, sarebbe diventato un secondo lavoro».

In qualche modo il processo le ha cambiato la vita? «Fin da quando si è aperto il procedimento ho giurato a me stessa di non occuparmi mai più di gossip, che peraltro avevo trattato solo saltuariamente dando qualche notizia sul mio blog. Ma ho capito che la materia è inquinante, anche se te ne occupi con la massima correttezza rischi di restarne infangata. Ho giurato a me stessa che non scriverò mai più un commento o un’opinione basandomi solo su quello che leggo sui giornali. D’ora in poi voglio vedere le carte».

Se oggi dovesse ricevere di nuovo quelle foto, cosa ne farebbe? «Darei fuoco a quelle immagini. Però è una cosa che sarebbe potuta capitare a chiunque».