Venerdì 19 Aprile 2024

Firme false M5S, 8 indagati a Palermo. Grillo: si sospendano

La Rocca annuncia l'addio al Movimento dopo le ammissioni. "Aveva informato Beppe". Ma lui smentisce

Beppe Grillo a Palermo per la kermesse del M5S "Italia 5 stelle" (Ansa)

Beppe Grillo a Palermo per la kermesse del M5S "Italia 5 stelle" (Ansa)

Palermo, 18 novembre 2016 - Non si placa la bufera sul M5S coinvolto nel caso 'firme false' a Palermo. Sarebbero 8 i parlamentari e attivisti indagati nell'inchiesta della Digos con l'accusa di violazione del testo unico 570 del 1960. La prossima settimana, secondo quanto riporta l'agenzia Agi, saranno interrogati dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal pm Claudia Ferrari: i magistrati hanno incrociato le dichiarazioni rese da tre testimoni poi diventati indagati (la deputata regionale Claudia La Rocca, che ha ampiamente collaborato, e due attivisti) con quelle del superteste Vincenzo Pintagro. Hanno anche preso atto del disconoscimento delle firme da parte di coloro che avevano appoggiato la lista. Da qui la decisione di sentire le versioni di coloro che materialmente avrebbero coordinato le operazioni di ricopiatura, la notte del 3 aprile 2012. 

LA ROCCA E GLI ALTRI  NOMI - La Rocca ha chiamato in causa chi avrebbe copiato assieme a lei: fra gli altri, Claudia Mannino, Samantha Busalacchi, Loredana Lupo. Non solo: avrebbe detto che il candidato sindaco di Palermo, Riccardo Nuti, sapeva. Dalla sua e dalle altre audizioni sono venuti fuori pure, come presenti o più o meno partecipi e consapevoli, fra gli altri, i nomi di Giulia Di Vita e Chiara Di Benedetto. Tutti, a parte la Busalacchi, sono stati eletti nel Parlamento nazionale.

GRILLO: INDAGATI SI SOSPENDANO - Intanto Beppe Grillo dal suo blog chiede "a tutti gli indagati nell'inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente" con una mail all'indirizzo [email protected]. La prima a farsi da parte è proprio La Rocca, che spiega di aver "seguito le indicazioni del post". 

GRILLO INFORMATO? Lo stesso Grillo è al centro di un giallo. Ci si chiede infatti se il leader pentastellato fosse stato o meno informato delle intenzioni della La Rocca di parlare con gli inquirenti: secondo indiscrezioni, la parlamentare dell'Assemblea regionale siciliana avrebbe telefonato al leader prima di andare dai pm. Ma il leader dei Cinque Stelle ha negato. Tra i candidati al Comune di Palermo e che poi, proprio grazie a questa candidatura, fu inserita come gli altri nella lista presentata nel 2013 alla Camera, c' era anche Azzurra Cancelleri, sorella del candidato presidente della Regione (nel 2012 e oggi) grillino, Giancarlo Cancelleri. La donna fu poi eletta alla Camera, nel 2013. Al leader siciliano del M5S, vicino a Luigi Di Maio, mercoledì sentito come testimone in Procura, è stato chiesto se la sorella fosse a Palermo, nei convulsi giorni della presentazione della lista e della ricopiatura delle firme. E lui ha risposto di no: "Noi viviamo a Caltanissetta".

L'INCHIESTA - La vicenda risale alle elezioni comunali di Palermo del 2012. L'inchiesta, inizialmente a carico di ignoti, ora con iscritti nel registro degli indagati, è stata aperta dopo le denunce, fatte alla trasmissione Le Iene, dall'attivista Cinque Stelle Vincenzo Pintagro. Quest'ultimo ha raccontato che nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste (era l'aprile del 2012) fu fatto un errore formale e per rimediare, visto che i tempi per la presentazione stringevano e sarebbe stato impossibile ricontattare i sostenitori della lista per farli firmare di nuovo, fu deciso di ricopiare le sottoscrizioni.

IL REATO - La Procura ipotizza il reato previsto dall'articolo 90, secondo comma, del Testo Unico 570 del 1960 che punisce con il carcere da due a cinque anni, tra l'altro, "chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente Testo Unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi".