Giovedì 25 Aprile 2024

Epatite C, via libera all'import dei super farmaci

Una circolare del ministero autorizza i pazienti a procurarsi all'estero - sotto prescrizione - i super farmaci per eseguire terapie antivirali in Italia. Rivoluzione nella farmaceutica

Il ministro Beatrice Lorenzin (Ansa)

Il ministro Beatrice Lorenzin (Ansa)

Roma, 29 marzo 2017 - Il singolo cittadino che ha bisogno di cure specifiche potrà procurarsi all'estero farmaci preziosi per uso personale, con la prescrizione del medico, e gestire le terapie in Italia, sempre assistito dalla rete sanitaria. Lo prevede una circolare del ministero della Salute che semplifica l'accesso alle cure, e punta a renderle più accessibili tra quanti desiderano partecipare alla spesa sanitaria, senza gravare sulle casse dello Stato. L'importazione delle specialità medicinali con ricetta, in quantità limitata per uso personale, finora non era regolamentata o avveniva in maniera clandestina.

L'approvvigionamento sarà ammesso anche nel caso in cui il farmaco sia autorizzato in Italia ma con diverso dosaggio, e nel caso in cui il paziente non sia rientrato nelle categorie per cui l'erogazione è prevista dal Servizio sanitario nazionale, o per motivi legati all'eccessivo costo. Non c'è nemmeno bisogno di recarsi all'estero per un viaggio della speranza, sarà infatti concesso, a fronte della ricetta, farsi spedire le confezioni per posta. L'innovazione ha una immediata ricaduta sulle modalità di distribuzione dei super farmaci per l'epatite C.

La circolare firmata dal ministro Beatrice Lorenzin, precisano le agenzie, ribadisce che secondo i principi generali e le disposizioni vigenti, nessun medicinale può essere commercializzato in Italia senza aver ottenuto un'autorizzazione dell'AIFA o un'autorizzazione a livello comunitario. Ma, aggiunge il documento, eccezionalmente, in deroga a tale principio, è ammessa l'importazione per il solo uso personale di medicinali regolarmente autorizzati in un Paese estero in due ipotesi specificamente individuate: a) medicinali posti regolarmente in vendita in Paesi esteri, ma non autorizzati all'immissione in commercio sul territorio nazionale, spediti dall'estero su richiesta del medico curante. b) medicinali registrati in Paesi esteri, che vengono personalmente portati dal viaggiatore al momento dell'ingresso nel territorio nazionale purche' destinati a uso personale per un trattamento terapeutico non superiore a 30 giorni.

Ancora, nel caso dei medicinali in vendita nei paesi stranieri ma non vendibili sul territorio nazionale e spediti dall'estero, il medico curante che lo richieda e che ritenga opportuno sottoporre un proprio paziente a un trattamento con un medicinale regolarmente autorizzato in un Paese estero, ma non in Italia, è tenuto a predisporre e a inviare al Ministero della Salute, nonché al corrispondente ufficio doganale ove sono espletate le formalità di importazione, apposita documentazione (nome del medicinale, sua forma farmaceutica; ditta estera produttrice; dichiarazione che il medicinale in questione è regolarmente autorizzato nel paese di provenienza; quantitativo di cui si chiede l'importazione nel territorio nazionale; esigenze che giustificano il ricorso al medicinale non autorizzato in Italia; dichiarazione di utilizzazione del medicinale sotto la propria diretta responsabilita. L'importazione del farmaco "deve essere giustificata da oggettive ragioni di eccezionalità rinvenute nella necessità, in mancanza di una valida alternativa terapeutica, che il medico curante ritenga opportuno sottoporre un proprio paziente al trattamento terapeutico con un medicinale regolarmente autorizzato in un Paese estero.

Tutto questo, specifica ancora il testo firmato dal ministro Lorenzin, è giustificato anche quando si verifica la "mancanza di una valida alternativa terapeutica" e cioè "quando l'accesso al medicinale disponibile in Italia non risulti possibile per il paziente, in quanto lo stesso non rientra nei criteri di eleggibilità al trattamento per l'erogazione del medicinale a carico del Servizio sanitario nazionale, ovvero per la sua eccessiva onerosità" fermo restando che ci deve essere un medico curante che si assume la responsabilità della condotta terapeutica.