Milano, 27 febbraio 2017 - NON ESISTONO statistiche. Si stima che ogni anno partano dall’Italia in 200 e che quelli che non fanno ritorno siano una cinquantina. La meta è la Svizzera, l’unico Stato europeo che, dal 1942, ammette alla pratica della morte volontaria anche cittadini di altri Paesi. In Italia, l’aiuto al suicidio, come l’istigazione, è punito con condanne da 5 a 12 anni di reclusione, 16 anni in caso di minori. Il tramite con la terra di Guglielmo Tell è solitamente l’associazione Exit Italia, nata nel 1996 come centro studi e documentazione, oggi un’onlus. Una volta accertato il requisito base di una patologia incurabile, provvede a mettere la persona in contatto con le associazioni svizzere, Lifecircle-Eternal Spirit di Basilea, Ex-Internationl di Berna e Dignitas, la più conosciuta.
Dj Fabo è arrivato in Svizzera. "Visite per l'eutanasia" DIGNITAS è una organizzazione senza fini di lucro fondata nel 1998 a Forch (Cantone di Zurigo) dall’avvocato di origine italiana Ludwig Minelli. Sede a Pfaffikopn, a una decina di chilometri da Zurigo, in una palazzina prefabbricata a due piani, giardino, grandi piante, un laghetto, una fontanella. I dipendenti sono dodici. L’iter è lungo. Una volta definito dove andare a morire, il passo successivo per il malato è la stesura di un testamento biologico da inviare ai responsabili della struttura insieme con le cartelle cliniche. Davanti a tre testimoni, una persona nel pieno delle sue facoltà nomina un fiduciario e rilascia le ultime volontà. In Svizzera una commissione composta da tre medici esamina la documentazione. Se il parere è favorevole, il paziente viene invitato a trasferirsi nella Confederazione. In albergo riceve la visita di un medico che ha il mandato preciso di dissuaderlo dal proposito di morire. Se il malato si dichiara deciso e pronto al congedo dalla vita, può essere accolto in clinica. NELLA DIGNITAS di Zurigo ha anche la possibilità di scegliere fra i numerosi cd che trova in camera la musica che lo accompagnerà nel trapasso. Il medico ha ancora l’obbligo di persuaderlo a desistere. Se il paziente, una volta di più, si mostra convinto, inizia la procedura eutanasica. Il primo atto è la somministrazione di un antiemetico per evitare il vomito. Dopo mezz’ora, se non è sopraggiunto un ripensamento, viene portato un farmaco, il pentobarbital di sodio (per i pazienti della Dignitas 15 grammi sciolti in un bicchiere con all’incirca un decilitro d’acqua). L’assistito deve compiere l’ultimo passo, quello della ingestione, rigorosamente di propria mano. Tempo due o tre minuti entra in un coma profondo. Poco dopo la medicina paralizza la respirazione. Il costo dell’assistenza da parte della Dignitas varia da 10 a 13mila euro. Si versano una tassa d’iscrizione di 208 e una quota annua di 84 euro. Altri 3.570 euro sono il costo per le operazioni amministrative, soprattutto la raccolta e la verifica della documentazione sanitaria. Per ciascuna delle due visite mediche la spesa è di 1.020 euro. L’accompagnamento vero e proprio alla morte volontaria costa 2.550 euro. In caso di cremazione altri 2.550 euro, che coprono anche il trasporto e gli adempimenti burocratici. Per le pratiche legate al decesso di un cittadino straniero è prevista per i soci una quota di 1.020 euro.