Scuola, stop ai maestri diplomati. "Per la cattedra serve la laurea"

La sentenza del Consiglio di Stato boccia 80mila insegnanti. La licenza magistrale non basta

Scuola elementare: una classe. Foto generica (Orlandi)

Scuola elementare: una classe. Foto generica (Orlandi)

Roma, 22 dicembre 2017 - Niente più cattedre di ruolo ai diplomati alle magistrali che, senza laurea, alla fine potranno fare solo supplenze. Il Consiglio di Stato ha bocciato con sentenza definitiva l’inserimento dei docenti precari con diploma magistrale nelle Graduatorie a Esaurimento. Un pronunciamento in controtendenza rispetto ai sette precedenti: i diplomati magistrali entrati nelle famose Gae a colpi di ricorsi al Tar dovranno tornare alle graduatorie di istituto. Chi invece, non in possesso della laurea, non è entrato nelle Gae, non ci entrerà più. Insomma, sottolineano i giudici, il diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 «non ha mai costituito titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie permanenti». Difficile stabilire per quanti docenti cambieranno le cose ma si stima che siano circa 80 mila i diplomati inseriti via via in queste graduatorie che rappresentano una corsia preferenziale per l’immissione in ruolo. Alcuni di questi insegnanti sono arrivati all’assunzione ma anche loro, salvaguardando comunque la continuità didattica dell’anno, dovranno tornare indietro, come in una sorta di gioco dell’oca, nelle graduatorie d’istituto.    «Non ci sarà nessun licenziamento di massa» spiegano al Miur ma ci saranno riflessi nel tempo – con il sopraggiungere delle sentenze di merito – su tutti i diplomati magistrali che sono nelle Gae. I giudizi di merito potrebbero essere fissati già a partire da febbraio 2018 e da lì scatterà la rivoluzione. La decisione ha scatenato molte reazioni contrastanti nel mondo della scuola. Per Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli insegnanti, «costituisce l’ennesima sconfitta della politica scolastica del Governo. Il Miur deve con urgenza pronunciarsi sull’intera situazione, assumendosi la responsabilità politica di indicare soluzioni eque e definitive». Quello che accadrà nella pratica, secondo il sindacato, è che «nei prossimi mesi, numerosi insegnanti di scuola primaria perderanno il ruolo e assumeranno incarichi di supplenza rischiando poi di essere licenziati definitivamente al compimento dei 36 mesi, in base all’assurda previsione della legge della Buona scuola».

L’Anief, che ha sostenuto oltre 2 mila ricorrenti, ha annunciato di volersi appellare alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo ribadendo che «il Consiglio di Stato smentisce se stesso con un inatteso dietrofront su tutta la linea». «Non è possibile – attacca Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – che questi lavoratori precari tornino a essere degli ‘invisibili’, relegati nelle graduatorie d’istituto a svolgere, anno dopo anno, supplenze su posti vacanti, ma senza ‘disturbare’ i piani di quanti continuano a ripetere che le graduatorie dei ‘precari storici’ sono state esaurite grazie al loro splendido lavoro». Soddisfazione, invece, dalle precarie storiche dell’infanzia secondo le quali «un diploma non basta per insegnare nella scuola pubblica».