Milano, 15 ottobre 2016 - Jacopo parla e ricorda il padre Dario Fo e, di fronte a migliaia di ombrelli aperti in piazza Duomo, conclude il suo intervento a pugno chiuso: "Grazie compagni, grazie", ha scandito in ricordo di papà e mamma Franca Rame, che non scinde mai nel ricordo. Prima, li ha tratteggiati come solo un figlio sa fare: "Nonostante quello che hanno fatto loro, non hanno mai piegato la testa", sottolinea Jacopo tra gli applausi.
E ancora: "In scena c'era la loro vita, non era la semplice capacità istrionica. La gente amava Dario e Franca per questo, non perché erano bravi attori, ma perché hanno visto qualcuno che c'era veramente". "Il consiglio che mi ha dato mio padre - confida Jacopo - è fai quel che vuoi che campi di più. Fai quello che desideri nel senso più alto e mia madre e mio padre hanno fatto questo, sono andati avanti nonostante tutto quello che gli hanno fatto, non hanno piegato la testa e la gente che li ha colpiti ha perso". "Mio padre e mia madre - ha concluso - hanno fatto una vita straordinaria e hanno ricevuto una gran quantità di amore". E con la voce rotta dall'emozione: "Noi siamo comunisti e atei, però mio padre non ha mai smesso di parlare con mia madre e chiederle consiglio. Siamo anche un po' animisti, perché non è possibile morire veramente. Sono sicuro che adesso sono insieme e si fanno delle gran risate". Poi la dedica musicale: "Stringimi forte i polsi dentro le mani tue, suonata qui, è una canzone che mio padre scrisse per mia madre. E lui ha chiesto proprio che fosse suonata".
L'ABBRACCIO DEGLI AMICI ARTISTI / FOTO
Il fondatore di Slow Food, intimo amico di Fo, ha cominciato a ricordare il premio Nobel scomparso sottolienando come nella sua vita arte e politica siano state inscindibili. "Molte persone oneste e sincere hanno tenuto a sottolineare la differenza tra artista, genio straordinario e la politica come se le due cose fossero inscindibili - ha detto - credo che sia impossibile e non sia giusto: e ben lo sapevano quei sovversivi dell'accademia svedese che gli assegnarono il Nobel con una sintesi perfetta 'dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi'". E ancora, sottolineando il concetto: "Dobbiamo riaffermare con forza la simbiosi tra la sua arte e il suo impegno politico. Pensare a Dario senza politica è come un buon vino senza uva".
E ancora, sottolinea Petrini: in questa giornata "é meglio essere generosi che avari. Noi stapperemo le bottiglie, canteremo, balleremo, faremo l'amore, ritroveremo la gioia straordinaria di chiamarci compagni e compagne non solo perché condividiamo il pane, ma anche la gioia, la fraternità e questo nostro amore reciproco, senza cattiverie". Oggi "celebriamo il più grande tra di noi, che aveva la capacità di dileggiare i potenti con uno sberleffo. Allegri bisogna stare perché troppo piangere non rende onore ai nostri amici e perché celebriamo la vita".