Giovedì 18 Aprile 2024

Droga e cyberbullismo, le prime vittime a 11 anni

Si abbassa l'età in cui si verificano violenze e soprusi ai danni degli adolescenti. Rischio suicidio, come prevenire. Ne hanno parlato Maurizio Pompili e altri illustri specialisti universitari al convegno promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini

Cyberbullismo (da Qn)

Cyberbullismo (da Qn)

Roma, 19 settembre 2017 - Aumentano tra i giovanissimi le prepotenze e il cyberbullismo, si abbassa l’età delle vittime. In aumento anche l’abuso di alcol e droghe, e sono tutti questi fattori di rischio connessi al suicidio, seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali tra gli adolescenti. La parola chiave è prevenzione. La segnalazione arriva dal Convegno Internazionale organizzato dall’Università Sapienza di Roma e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini. Maurizio Pompili, Direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell’Ospedale S. Andrea di Roma e docente all’Università di Roma La Sapienza, è il referente italiano della IASP organizzazione che promuove le iniziative per la prevenzione di suicidio, violenza e dei fenomeni collegati.

«Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni che hanno colto di sorpresa operatori sanitari, genitori e insegnanti. Diventa necessario educare gli adulti a riconoscere in anticipo i segnali di allarme. Abbiamo sviluppato un confronto sulle strategie da tenere, a partire dalle fasce di età più piccole». «Il passaggio tra scuole elementari e medie nonché il primo anno di scuole medie sono le fasi più delicate. Noi interveniamo al liceo, mentre sappiamo che dobbiamo iniziare prima», commenta Pompili.

«Noi adulti dobbiamo stabilire un confronto con una chiave accattivante, evitando di impartire lezioni e proibizioni, cercando di entrare in sintonia. Occorre diffondere una cultura tra gli adolescenti in modo che gli stessi compagni e amici riconoscano i soggetti a rischio di violenza e suicidio e li aiutino. Tutti noi possiamo fare qualcosa. Come membri della comunità, è nostra responsabilità guardare a tutti quelli che potrebbero essere in difficoltà e incoraggiarli a raccontare la loro storia. Offrire una parola di supporto e di ascolto può fare la differenza».

Secondo l’ultimo rapporto Istat, poco più della metà degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, irrispettoso o violento da parte di altri giovani nell'arco degli ultimi 12 mesi. Il 19,8% è vittima di ripetute azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono con cadenza settimanale. Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, irrispettosi o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%). (Dati 2014).

«Il dato relativo all’inizio degli episodi di bullismo è impressionante, anche perché i ragazzi di undici anni sono meno in grado di reagire. Anche per questo siamo preoccupati soprattutto per la diffusione del cyberbullismo» avverte Andrea Fiorillo, docente di psichiatria all’Università di Napoli Federico II. «Mentre il bullismo è una forma diretta, quindi limitata al contatto diretto, il cyberbullismo è fenomeno della rete e di conseguenza più diffuso, perché il bullo può raggiungere il maltrattato anche fuori dalla scuola o da altri luoghi di incontro, può tormentarlo a qualsiasi ora, si fa forza con l’anonimato. In più, il bullismo indiretto è più difficile da diagnosticare, perché chi lo subisce fatica a raccontarlo».

Un altro comportamento a rischio collegato a bullismo e suicidio è l’abuso di alcol e droghe. «Aumentano i casi di intossicazione alcolica soprattutto nei fine settimana e questi comportamenti hanno un rapporto diretto con comportamenti violenti, bullismo e suicidio» prosegue Fiorillo. E ad alcol e droghe “tradizionali” si affiancano nuove sostanze e la riscoperta di esperienze estreme. «Registriamo l’ingresso nel mercato di una nuova sostanza a settimana. E sono sostanze che provocano conseguenze psicopatologiche e organiche pesanti, con un aumento della mortalità» avverte Giovanni Martinotti, docente di Psichiatria all’Università G. d'Annunzio di Chieti e Pescara. Giovani quindi più indifesi rispetto ai cambiamenti della società, con il risultato che soltanto in questa fascia di età i casi di suicidio sono in aumento, conferma Mario Amore, Direttore della Sezione Psichiatrica del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Genova.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale