Giovedì 18 Aprile 2024

Coniugi Covezzi, la Cassazione ha deciso «Non ci fu pedofilia: sono innocenti»

Lorena in lacrime: «Ma sono passati 16 anni, mio marito intanto è morto di dolore»

I coniugi Covezzi

I coniugi Covezzi

Modena, 4 dicembre 2014 - LA CASSAZIONE ha messo la parola fine sulla vicenda giudiziaria dei coniugi Lorena e Delfino (stroncato da infarto nell’agosto 2013) Covezzi, i due genitori di Massa Finalese accusati nel ’99 di pedofilia, i cui quattro figli furono allontanati da casa nel novembre ’98. I due erano già stati assolti per due volte dalla Corte d’Appello di Bologna dopo i ricorsi della Procura generale. Ieri, la suprema Corte ha chiuso definitivamente una vicenda che lascerà non pochi strascichi nel mondo giudiziario. In nome del popolo italiano e dopo sedici anni di calvario giudiziario - il primo avviso di garanzia è datato marzo ’99 - i Covezzi sono stati dichiarati innocenti. Piange dalla commozione Lorena, di ritorno da Roma dove si è recata con i suoi legali per assistere all’udienza.

«LA MIA prima telefonata – racconta Lorena Morselli, 55 anni – è stata per il mio quinto figlio Stefano, in Francia, poi la seconda per la mia mamma e i miei fratelli, a Massa Finalese. La terza per la sorella di Delfino, Anna Rosa, e le altre per l’amico don Ettore, parroco di Finale, per gli amici, in Francia (dove vive dal ’99 per timore che l’Ausl le togliesse il quinto figlio che teneva in grembo, ndr) e nella Bassa modenese. Il mio primo pensiero – continua – è andato a mio marito Delfino, morto di dolore, e ai miei figli, portati via da piccoli e manipolati. Non c’è mai stato permesso di vederli e così hanno sempre avuto l’impressione che noi li avessimo abbandonati. Una sola volta mia cognata Anna Rosa ebbe l’opportunità di vedere la nostra primogenita, che gridò: «Perché mi avete abbandonato?». Quando il nostro più grande desiderio, mio, di mio marito Delfino, di zii e nonni, era di poterli vedere e riabbracciare. Loro, i nostri quattro figli, che nel frattempo vennero separati, si aggrapparono così ai genitori affidatari. Poveri figli miei – commenta – hanno distrutto la loro vita e la nostra bella famiglia. Mio marito è morto di dolore. Mio figlio Stefano, al primo anniversario della morte del papà ha scritto una lettera profonda, che tocca con mano il dolore vissuto dalla nostra famiglia. Se abbiamo retto, se non siamo caduti nella follia è soltanto perché il Signore Gesù ci ha sorretto. La preghiera, la fede, il perdono ci hanno aiutato potentemente. Oggi, finalmente, posso dire conclusa questa assurda vicenda». Non tornerà in Italia Lorena, almeno non ora. «Mio figlio Stefano – dice – è nato in Francia, dove ha messo radici profonde, con la scuola, gli amici. Si trova bene, io pure, vedremo un giorno cosa fare». A Salernes, in Provenza, dove abita Lorena con il quinto figlio, e dove è morto Delfino lo scorso 8 agosto 2013, nel corso di una delle sue trasferte da Massa, quando il lavoro glielo consentiva, per abbracciare la moglie e il figlio, da settimane erano in corso veglie di preghiera. «In Francia, come del resto nella mia terra, a Massa Finalese – sottolinea Lorena – io e Delfino siamo sempre stati considerati innocenti. Nessuno ha mai creduto a quelle false accuse e il popolo di quelli che hanno fede non ci ha mai lasciato soli. Il mio grazie a tutti coloro che ci hanno voluto bene e continuano a volercene».