Coronavirus Italia, trend contagiati stabile. Ma record di morti: 475 in un giorno

Superata la Cina per numero di decessi in un giorno. Lombardia, diminuiscono i nuovi positivi. Guariti in crescita, Borrelli: "Dati di oggi incoraggianti". Iss: "Non mollare adesso". Contagiati 2.629 operatori sanitari. Da venerdì operativo il primo ospedale da campo a Cremona, un altro in allestimento a Bergamo

Una foto da San Raffaele di Milano (Ansa)

Una foto da San Raffaele di Milano (Ansa)

Roma, 18 marzo 2020 - I numeri del Coronavirus in Italia continuano a lievitare. L'ultimo bollettino della Protezione civile - arrivato puntuale poco dopo le 18 - parla di 35.713 contagiati dall'inizio dell'epidemia. Nelle ultime 24 ore si registra un "incremento di 2648 persone attualmente positive - spiega Angelo Borrelli - e quindi nel corso di questa settimana un trend sostanzialmente stazionario nell'ambito dei valori comunicati i giorni scorsi". L'aumento di casi totali (cifra che include deceduti e guariti) in un giorno è di oltre 4.200: il numero più alto mai segnalato finora.  

E' record invece di decessi in un giorno: 475. Neanche la Cina ne aveva mai registrati così tanti. I ricoverati con sintomi sono 14.363, quelli in terapia intensiva 2.257, mentre 12.090 sono in isolamento domiciliare. Il capo della Protezione civile sottolinea il dato incoraggiante, quello delle guarigioni: "I guariti sono oggi 1084 in più, un numero veramente importante, che li porta in totale a 4025, più 37% rispetto a ieri". "I dati di oggi ci fanno pensare positivo - aggiunge - ma vanno adottati comportamenti corretti". Non si può abbassare la guardia dunque: "E' necessario continuare a limitare gli spostamenti". 

Dati regione per regione 

Brusaferro: non mollare ora 

Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro lancia un appello: "Siamo in una fase in cui misuriamo l'effetto delle misure adottate in tutto il paese, siamo in una fase in cui non possiamo ancora vedere i benefici, ci vorrà ancora qualche giorno. Per questo non dobbiamo mollare. Dobbiamo mantenere le misure se vogliamo vedere davvero degli effetti e proteggere le nostre persone più anziane".

Dati provincia per provincia 

Lombardia, calano i nuovi malati: + 319 morti

Calano i nuovi contagiati in Lombardia, 1493, per un numero totale di 17.713 positivi. Continua a essere corposo invece il numero dei decessi319 nelle ultime 24 ore. Il bilancio è diffuso dall'assessore al Welfare Gallera che invita ancora una volta la popolazione a restare a casa. "I ricoveri in ospedale sono 7285, 332 più di ieri, a cui si aggiungono i pazienti in terapia intensiva, che sono arrivati a 924, 45 in più di ieri". Quello dei decessi dunque è il dato in maggior crescita, mentre si contraggono gli aumenti di tutte le altre voci. "I dati rispetto a ieri dicono di un rallentamento, ma il termometro dei nostri ospedali è ancora di grande difficoltà".

 "Purtroppo i numeri del contagio continuano a essere alti. Fra poco non saremo più nelle condizioni di dare una risposta a chi si ammala", ha detto il presidente della Regione, Attilio Fontana, che ha rilanciato l'appello a stare a casa. 

Intanto da venerdì sarà operativo il primo ospedale da campo allestito in Italia: quello nel parcheggio dell'ospedale di Cremona grazie alla struttura messa a disposizione da Samaritan's Purse. Anche a Bergamo gli Alpini ne stanno costruendo uno in fiera per ovviare al problema della carenza di posti in terapia intensiva. Da Lodi arriva poi la notizia della morte del segretario dei Medici di famiglia, Marcello Natali.

ll 15% dei morti complessivi è residente nel Bresciano. Ad oggi i casi di contagio sono 3486 e i deceduti sono 450 di cui 22 solo nella giornata di oggi. Il capoluogo resta il più colpito con 607 casi e 78 deceduti mentre il paese con più positivi è sempre Orzinuovi con 148 casi e 28 decessi. 

I malati per regione 

Al momento in Italia 28.710 persone risultano positive al coronavirus che causa il Covid-19. Ad oggi sono stati 35.713 i casi totali. Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 12.266 in Lombardia, 3.915 in Emilia-Romagna, 2.953 in Veneto, 2.187 in Piemonte, 1.476 nelle Marche, 1.291 in Toscana, 744 in Liguria, 650 nel Lazio, 423 in Campania, 416 in Friuli Venezia Giulia, 436 nella Provincia autonoma di Trento, 366 nella Provincia autonoma di Bolzano, 362 in Puglia, 267 in Sicilia, 249 in Abruzzo, 241 in Umbria, 162 in Valle d'Aosta, 132 in Sardegna, 126 in Calabria, 21 in Molise e 27 in Basilicata. In Campania il dato è aggiornato a ieri. 

Al Sud andamento crescita meno veloce 

"L'andamento delle curve epidemiche mostra casi confermati in crescita a livello nazionale. Alcune regioni del nord ancora sono maggiormente coinvolte nella circolazione locale, per numero positivi e ricoverati specie in terapia intensiva. Nelle altre aree c'è una crescita, ma non così veloce. Però non deve illuderci che non ci siano numeri così elevati come in Lombardia e le altre regioni del Nord: solo se ci comportiamo come stabilito possiamo rallentare la curva".

Oggi l'Istituto Superiore di Sanità ha fatto anche sapere che quasi un malato su dieci è un operatore sanitario, per un totale di 2.629 sui 28.293 positivi totali (pari all'8,3% dei casi totali, secondo una rielaborazione della Fondazione Gimbe). 

Decessi, patologie pregresse e sintomi 

Il 48,5% dei deceduti per coronavirus ha 3 o più patologie, il 25% ha due patologie un altro 25% ha una patologia mentre lo 0,8% registra zero patologie - ha precisato Silvio Brusaferro -. La sintomatologia prevalente sono la febbre e la difficoltà respiratoria (3 persone su 4) seguiti dalla tosse". Confermata a 80 anni l'eta media dei pazienti deceduti "soprattutto di popolazione di tipo maschile (30% donne) con picchi più elevati tra 80 e 89 anni". 

Da un report dall'Iss emerge che in media trascorrono 8 giorni tra l'insorgenza dei sintomi e il decesso del paziente: dall'insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (4 giorni). Inoltre il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso è stato di 1 giorno in più in coloro che venivano trasferiti in rianimazione, rispetto a quelli che non venivano trasferiti (5 giorni contro 4 giorni).

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