Giovedì 18 Aprile 2024

Cisl, rivelazioni choc: microspie, foto e video rubati

Napoli, il dossieraggio contagia il sindacato. Segreteria nel caos: "Intercettazioni abusive e selvagge"

Annamaria Furlan, leader Cisl (LaPresse)

Annamaria Furlan, leader Cisl (LaPresse)

NON È il Watergate in salsa cislina, ma, in proporzione, poco ci manca. Almeno secondo la ricostruzione che emerge dalla lettera di Bernava. Partiamo dai fatti. Qualche mese fa la Lucci, da qualche anno alla guida della Cisl Campania, si dimette «spintaneamente» (testuale) per non farsi sfiduciare e la struttura regionale viene commissariata dal centro con l’invio di Piero Ragazzini, ex numero uno cislino dell’Emilia-Romagna. La Lucci, però, non si dà per vinta e, oltre a rivolgersi alla magistratura, presenta esposti di centinaia di pagine al collegio dei probiviri di Via Po. Nelle carte la prova, secondo la Lucci, di un insieme di attività irregolari e illegali messe in atto dai suoi nemici e che avrebbero portato alla sua defenestrazione.

In attesa degli sviluppi in sede giudiziaria e del verdetto dei probiviri cislini, ben tre segretari confederali (oltre a Bernava, Giovanni Luciano e Giuseppe Farina) chiedono conto della vicenda. Si arriva così alla riunione della segreteria del sindacato di via Po del 20 dicembre nella quale vengono messi sul tavolo audio e video che dimostrerebbero le responsabilità della Lucci. È a quel punto che, come racconta Bernava nella lettera, i tre segretari chiedono alla Furlan di andare in procura per denunciare sia le eventuali malefatte della Lucci sia, però, anche i metodi usati per spiare la stessa leader cislina campana. Dall’entourage della Furlan fanno sapere, a tal proposito, che il commissario Ragazzini ha presentato il 27 dicembre un esposto contro la Lucci alla Procura di Napoli.

MA NON per questo la vicenda è risolta. Non solo perché la stessa Lucci contrattacca: «È grave che i vertici Cisl abbiano accettato strumenti di dossieraggio nei miei confronti. Ho denunciato tutto e andrò avanti fino in fondo». Ma anche perché il problema posto da Bernava va ben oltre. «L’aspetto che mi ha sconvolto deriva dal fatto che si rischia di dare legittimazione politica a quanti (per fortuna una infima minoranza), ormai da qualche anno, si affidano al dossieraggio e allo spionaggio interno contro gli ‘avversari’ politici di turno, invece di assumersi il coraggio della critica e della denuncia nelle sedi che regolano la nostra democrazia interna. Mi sembra assurdo quanto preoccupante che piuttosto che debellare e marginalizzare questi soggetti e le loro vigliacche illegali pratiche di lotta per il controllo del potere, rischiamo di dargli valore e legittimazione sul piano politico e organizzativo». Oggi lo showdown in un nuovo summit in via Po.