Mercoledì 24 Aprile 2024

Chiesa e lotta alla pedofilia, rischi di frenata

Due casi sconcertano: la riabilitazione di un parroco condannato e le ennesime dimissioni dal pool antipedofilia

Don Luciano Massaferro (foto da Facebook)

Don Luciano Massaferro (foto da Facebook)

Roma, 23 febbraio 2018 - Ci sono due episodi che concatenati l’uno all’altro evidenzano il difficile momento che la Chiesa sta vivendo sul tema della lotta alla pedofilia nel clero e alle relative coperture, e che se messi insieme alle recenti polemiche durante il viaggio del papa in Cile, con le accuse rivolte a Francesco di aver coperto il vescovo Barros, sollevano qualche perplessità. Il primo episodio è il processo canonico a un sacerdote ligure "assolto" dal cardinale Bagnasco dopo essere stato condannato dai giudici italiani, il secondo fatto sono le dimissioni della psichiatra francese Catherine Bonnet dal pool antiabusi istituito da papa Francesco. La Bonnet ha lasciato in polemica con il Vaticano, reo, secondo lei di non perseguire in maniera efficace il fenomeno. Dal medesimo organismo si erano già dimesse due "ex-vittime", chiamate a suo tempo a farne parte.

Partiamo dalla prima vicenda, che a suo modo ha dell’incredibile. E’ accaduta in Liguria, ed ha come protagonista don Luciano Massaferro, 53 anni, ex parroco di Alassio arrestato nel 2009 con l’accusa di violenza sessuale verso una chierichetta di 11 anni, e che in seguito a quegli addebiti fu condannato in via definitiva a sei anni di reclusione. Tre gradi di giudizio tutti con gli stessi verdetti: colpevole. Don Massaferro ha scontato la pena in carcere, ed è uscito di galera nelle settimane scorse. Qualche giorno fa si è concluso il processo canonico, al termine del quale don Massaferro è stato riconosciuto innocente e riabilitato in tutto e per tutto. Non ha più carichi pendenti con la giustizia, potrà tornare a dire messa in pubblico. "Non ha commesso i delitti a lui ascritti". La vicenda aveva fatto molto parlare di sé e diviso la cittadinanza di Alassio, con comitati a difesa del sacerdote. Il cardinale Angelo Bagnasco, ex presidente della Cei, ha confermato la decisione del tribunale ecclesiastico. "Su don Massaferro abbiamo svolto tutte le procedure previste", ha spiegato il porporato. E’ chiaro che un epilogo di questo tipo apre numerosi interrogativi: la Chiesa deve prendere per buone le sentenze dei tribunali civili e "fidarsi" dei giudici laici oppore può (o deve) svolgere proprie indagini ed emettere le relative sentenze? Don Massaferro ha scontato la condanna e per lo stato italiano è un cittadino libero, ma può la Chiesa riammetterlo all’esercizio del sacerdozio come niente fosse accaduto? Come è possibile che un tribunale ecclesiastico arrivi a determinare una qualsiasi verità processuale in maniera più "sicura" e accertata di un tribunale civile, composto da giudici "professionisti" che si basano su indagini condotte da personale specializzato, operatori appositamente formati, con uomini e mezzi impensabili a un organismo ecclesiale? Può ancora esistere un doppio canale di giustizia, come nel medioevo?

Più o meno lo stesso interrogativo si può sollevare a proposito della seconda vicenda cui abbiamo accennato, che ha visto la psichiatra francese Catherine Bonnet dimmettersi dalla Commissione antipedofilia dopo il rifiuto della Chiesa di imporre alle autorità ecclesiastiche l’obbligo di denuncia alle autorità civili nel caso di episodi di pedofilia. Il dibattito sul tema all’interno del mondo cattolico è lungo e per adesso non ha trovato un punto di sintesi. L’indicazione generale del Vaticano è quella di seguire le leggi del paese in cui si opera, e se l’obbligo non c’è l’obbligo non viene osservato. Molti vescovi però hanno fatto spontaneamente un passo in avanti, imponendo ai propri sacerdoti di denunciare i casi evidenti, o facendolo loro stessi. Una pratica che però non si è ancora riassunta nella formalizzazione di un’indicazione chiara e cogente da parte della Commissione antipedofilia, e proprio per queste resistenze la Bonnet ha lasciato.