Giovedì 18 Aprile 2024

Cei, vescovi al voto per il dopo Bagnasco. E' la prima volta

Martedì sarà scelta una terna di candidati alla presidenza da presentare al Papa, a cui spetta l'ultima parola. Favorito il cardinale Bassetti, in lizza anche Brambilla e Betori. In ascesa le quotazioni di Santoro e Meini

In Italia sono 226 i vescovi al timone di singole diocesi

In Italia sono 226 i vescovi al timone di singole diocesi

Città del Vaticano, 21 maggio 2017 - Tre nomi per la guida della Conferenza episcopale italiana. Ha il sapore dell’esordio la 70esima assemblea generale della Cei, in agenda da lunedì a giovedì in Vaticano. Per la prima volta nei 65 anni di storia del nostro episcopato, in virtù della riforma dello statuto approvata nel 2014, martedì i vescovi delle 226 diocesi voteranno una terna di candidati da sottoporre al Papa a cui resta l'ultima parola sulla nomina del loro presidente. Al tempo Francesco si era espresso a favore dell’elezione diretta del vertice Cei, così come accade nelle altre conferenze episcopali nazionali, ma nell'occasione i presuli italiani imboccarono una via più prudente. 

In pole per la successione al cardinale Angelo Bagnasco, al capolinea dopo un mandato decennale, figura l’arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, classe 1942. In questi anni, per la sua Chiesa “ospedale da campo”, votata alla misericordia, più attenta all’ortoprassi che all’ortodossia, il Papa ha dimostrato di puntare e non poco sul porporato di Marradi, comune sull’Appenino fiorentino che ha dato i natali al poeta Dino Campana. Durante il suo primo concistoro tre anni fa, a sopresa Bergoglio ha posto la berretta rossa sul capo di Bassetti, in seguito lo ha nominato membro della Congregazione per i vescovi, guarda caso al posto proprio di Bagnasco, nel 2016 lo ha incaricato di redigere le meditazioni per la Via Crucis, da ultimo, una volta che il cardinale ha raggiunto i 75 anni necessari per il pensionamento, gli ha concesso la proroga del mandato, con la formula donec aliter provideatur. Tradotto, fino a nuova disposizione.

Apprezzato dentro e fuori l’episcopato per la dedizione sul versante del dialogo interreligioso e per l’impegno nel sociale – a Piombino, sua ex diocesi, lo ricordano ancora per il sostegno alle cause dei minatori e degli operai delle acciaierie –, Bassetti rischia di avere nell’anagrafe il suo tallone d’Achille. “Pur stimando molto l’umanità e l’esperienza pastorale del cardinale, come Bagnasco ha raggiunto i limiti di età per la conclusione del ministero episcopale in diocesi”, è la posizione del vescovo di Ventimiglia, Antonio Suetta, condivisa da una certa fetta dell’episcopato. “Nella formazione della terna si guarderà anche agli anni dei prescelti – rilancia l’ordinario di Imola, Tommaso Ghirelli –. Trattandosi di un incarico faticoso, dovranno godere di energia e buona salute, oltre a molta disponibilità“.  

Eppure paradossalmente l’anzianità potrebbe anche giocare a favore di Bassetti, come spiega Luigi Sandri, esperto di questioni religiose, un passato da vaticanista dell’Ansa: “Alla fine non mi stupirei se sul suo nome convogliassero anche i voti dei ruiniani che mal lo sopportano. D’altronde, salvo clamorose sorprese, l’arcivescovo ha davanti a sé una prospettiva di governo di un quinquennio, non di più, un tempo tutto sommato sopportabile per i suoi detrattori”. Nel 2008 Bassetti era sul punto di essere promosso alla sede cardinalizia di Firenze, ma alla fine non se ne fece nulla. Da qui l'idea, condivisa da molti addetti ai lavori, secondo cui la porpora ricevuta dal Papa sarebbe da leggersi come una sorta di risarcimento tributatogli da un estimatore d’eccezione, Francesco. 

Per Bassetti  la presenza nella terna è così possibile, ma non scontata. E comunque sarà indispensabile capire quante preferenze riuscirà a raccogliere fra i confratelli in assemblea. Se avesse contro un ampio fronte di elettori, anche Bergoglio non potrebbe tirare troppo la corda al momento della nomina. Di certo con l’arcivescovo di Perugia al timone della Cei prenderebbe corpo più facilmente quel profilo di presidente-pastore, in sintonia col Papa, così largamente auspicato in un episcopato, ormai per un terzo di nomina francescana, che lentamente e dopo un iniziale disorientamento, si sta sintonizzando sulle frequenze del nuovo corso romano. 

“Serve un vescovo pastore che non abbia paura di interpretare con forza, chiarezza e coraggio la bellezza del Vangelo sulla scia della testimonianza di papa Francesco, senza alcuna nostalgia verso il passato”, sintetizza l’ordinario di Locri, Francesco Oliva. Non tanto un capo dei vescovi, dunque, quanto piuttosto un sostenitore della sinodalità, un coordinatore fra le diverse anime. Anche perché, come ricorda il neo arcivescovo di Ferrara, Giancarlo Perego, “l’indirizzo, soprattutto per la Chiesa in Italia, lo traccia il nostro primate, il Papa, a partire dal suo manifesto programmatico, l’Evangelii gaudium, sul quale come vescovi siamo chiamati a confrontarci”. Il rimando è all'appello di Bergoglio che, un paio di anni fa, in occasione del Convegno ecclesiale di Firenze, invitò i presuli italiani ad approfondire nelle Chiese locali la sua esortazione, allora (e oggi?) non proprio all’ordine del giorno nelle programmazioni diocesane.

Non solo Bassetti. Gli altri possibili nomi per la terna Cei sono quelli di Franco Brambilla e Giuseppe Betori. Il primo, 67 anni, è al contempo vice presidente per l’Italia settentrionale e vescovo di Novara. Scuola martiniana, gode di una vasta preparazione teologica ed è in lizza per il dopo Scola a Milano. Il secondo, cardinale 70enne, guida l’arcidiocesi di Firenze. Conosce bene la macchina della Cei, avendo ricoperto, per lo più sotto la presidenza Ruini, il ruolo di segretario generale dal 2001 al 2008. Biblista, Betori ha i requisiti giusti per essere il candidato forte dei conservatori che puntano a una presidenza d’indirizzo più che di coordinamento, con un maggior coinvolgimento dei vescovi nella vita politica e sociale. Come accadeva nel ventennio ruiniano e nei primi cinque anni dell’era Bagnasco.

Gli outsider più accreditati per la terna  sono il vice presidente della Cei per l’Italia centrale, il 70enne Mario Meini, ordinario di Fiesole, l’arcivescovo di Taranto e ministro per il Welfare della Cei, Filippo Santoro, ciellino con un trascorso missionario in Brasile, e l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, 64 ann, legato a Sant'Egidio. Su quest’ultimo si concentrano le speranze dei bergogliani dopo un’eventuale fase di transizione guidata da Bassetti. Ma questa è un’altra storia, un’altra assemblea. Tra cinque anni...