Giovedì 25 Aprile 2024

Capitano Ultimo via dai Servizi. "Indagini private sul caso Consip"

Torna nei carabinieri. La sua difesa: sempre corretto, mia la decisione

Il capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, non ha mai mostrato il suo volto

Il capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, non ha mai mostrato il suo volto

Napoli, 21 luglio 2017 - Chissà se ora finirà ad allevare i falchi che tanto ama nella casa famiglia che ha contribuito ad aprire una mezza dozzina di anni fa. Perché il colonnello Sergio De Caprio, 56 anni, passato alla storia come ‘capitano Ultimo’ per aver catturato, il 15 gennaio 1993, il boss Totò Riina, di tempo libero ora ne avrà molto.

È stato, infatti, ‘restituito’ dai servizi segreti dell’Aise all’Arma dei carabinieri, che aveva lasciato nell’agosto 2015 per dissidi con i vertici per la diffusione di un’intercettazione Noe tra Renzi e il generale GdF Adinolfi. Una ‘navetta’ che sarà niente affatto indolore. L’abbandono dell’agenzia delle ‘barbe finte’ è clamorosa e, forse, senza precedenti. De Caprio e altri venti suoi collaboratori – in gran parte provenienti dai carabinieri del Noe di cui era vicecomandante – sono stati ‘restituiti al mittente’ con il grave sospetto di svolgere indagini private sul caso Consip, senza quindi informare l’Agenzia e i superiori. Un vero e proprio servizio ‘deviato’, se fosse vera l’accusa, di cui non si capiscono ancora le finalità né si comprendono i collegamenti. 

L’espulsione dai Servizi è stata adottata «alla luce degli elementi emersi dall’inchiesta Consip, in base ai quali è stato ritenuto che non stessero più lavorando nel mondo dell’intelligence, ma seguendo l’indagine condotta dagli ex colleghi del Noe». Ovvero il capitano Gianpaolo Scafarto, indagato per falso e fuga di notizie, e il colonnello Noe, Alessandro Sessa, accusato di depistaggio.

Un'attività parallela, quella messa in atto da De Caprio e dalla sua squadra, avvenuta senza mai informare il direttore dell’agenzia, Alberto Manenti, che pure l’aveva fortemente voluto all’Aise affidandogli una sezione del reparto Sicurezza. Un’infedeltà che giustificherebbe la decisione di estromettere l’ex capo dell’unità Crimor «essendo venuto meno il rapporto di fiducia». D’altra parte è palese l’irritazione dell’Agenzia, venuta a conoscenza di una falla interna dai magistrati romani Ielo e Palazzi, gli stessi che seguono il caso-Consip e hanno indagato per fuga di notizie il sostituto partenopeo Henry John Woodcock con il quale Ultimo aveva a lungo collaborato. 

De Caprio parla del suo ritorno nell’Arma come di una «autonoma decisione» per evitare «strumentalizzazioni sul nostro operato, sempre corretto» dopo le «reiterate e diffuse insinuazioni e manipolazioni della realtà apparse su diversi organi di stampa». Una scelta motivata dal desiderio di «tutelare l’integrità dell’Aise nella sua interezza e dall’amore che ci lega all’Arma dei carabinieri».