Università corrotte, Pivato: "Abolire i concorsi è l'unica strada"

L'ex rettore di Urbino: nessuna nuova regola, facciamo pagare i danni

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone (Ansa)

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone (Ansa)

Dopo le denunce bisognerebbe fare qualcosa d’altro. Come si possono cambiare i concorsi per eliminare corruzioni e nomine di parenti?

«Da quando sono all’università, da più di 40 anni, non ho mai conosciuto un concorso uguale al precedente. Le modalità cambiano sempre. Nell’ultima commissione abilitazione scientifica nazionale, 2013-2014, era previsto un membro esterno, internazionale. Venne nominato un tedesco. Ora non so com’è, ma la regola è cambiata».

Vuol dire che le linee di autoguida, auspicate da Cantone, non servirebbero?

«Questa è la mia opinione. Il barone è talmente camaleonte che riesce sempre a trovare una via di fuga e a fregare il legislatore. Se invece facessimo come all’estero, con commissioni chiamate a vagliare i curricula dei candidati docenti, e poi tenere per tre anni in prova il prescelto, molte di quelle storture potrebbero essere eliminate».

Chiede di abolire i concorsi?

«Nell’università vanno cancellati senza indugio. Per introdurre il sistema dei curricula assieme ad un meccanismo per far pagare ai docenti che sbagliano le assunzioni una specie di danno erariale. In fin dei conti, se un medico sbaglia un’operazione, paga i danni. Così dovrebbe fare un cattedratico che fa assumere un incompetente. È uno spreco di soldi pubblici».

Auspica il ritorno alla cooptazione, alla scelta dall’alto?

«Prima c’era molta più moralità nelle selezioni. Anche perché un barone che faceva assumere un professore incompetente veniva messo al bando dalla comunità universitaria. Oggi dobbiamo trovare un altro sistema, colpire chi sbaglia nel portafoglio, facendogli pagare i danni».

Non sarebbe un ritorno all’antico?

«Rispetto al passato, adesso è molto peggio. L’Università ha perso il 30% dei docenti, su 10 professori che vanno in pensione solo due salgono in cattedra. I concorsi sono sempre più rari, la concorrenza è più spietata. E se prima, quando c’era l’abbondanza, ti potevi permettere di sistemare il tuo allievo e uno bravo, ora c’è spazio solo per l’incompetente».

Più che allievo, siamo ai figli...

«La cronaca dell’università è una litania di concorsi truccati, di scambi di cattedre tra un barone e l’altro. Lo spazio che si è ridotto va tutto a detrimento di quelli bravi. Per questo vanno all’estero, perché in Italia non hanno nessuna chance di futuro. E così il Paese si impoverisce».

La solita lamentela sull’università senza soldi...

«I dati Ocse sono sconfortanti. Tra i 35 Paesi più industrializzati, siamo al quart’ultimo posto per rapporto tra Pil e spesa per l’istruzione. Meno fondi alla ricerca. meno soldi per i concorsi, una competitività che si perde. Senza ricerca non c’è sviluppo. E non conviene a nessuno un’Università in miseria».