Mercoledì 24 Aprile 2024

Camorra, arrestato 15enne. Avrebbe ucciso due affiliati per 'punirli'

Il rampollo del clan Pagano-Amato avrebbe organizzato e eseguito l'omicidio di due uomini vicini al clan perché volevano autonomia nella piazza dello spaccio

Carabinieri (foto repertorio)

Carabinieri (foto repertorio)

Napoli, 24 maggio 2017  - Killer a soli 15 anni 'per dare l'esempio'. E' di quanto è accusato un rampollo del clan Amato-Pagano che a Melito di Napoli arrestato dai carabinieri. 

L'adolescente avrebbe organizzato ed eseguito l'omicidio di due affiliati del clan per punire iniziative che erano state considerate troppo autonome. I militari avrebbero accertato che il giovane è il mandante e l'autore del duplice omicidio di Alessandro Laperuta e Mohamed Nuvo, consumato in un appartamento al 4/o piano di Melito il 20 giugno 2016. Le vittime erano nel mirino del clan perché non seguivano la strategia del gruppo camorristico.

Oggi, appena 16enne, è già considerato un elemento di spicco del clan camorristico Amato-Pagano. E' il figlio di un boss detenuto da tempo, e la madre è stata arrestata nei mesi scorsi essendo considerata la reggente della cosca. L'omicidio lo avrebbe organizzato con l'aiuto di due complici maggiorenni.  

Per il duplice omicidio si è risaliti al giovane perché rimase ferito: la sera, dopo il regolamento di conti, un 15enne con un cognome "pesante" negli ambienti criminalisi presentò all'ospedale con un colpo di pistola all'addome. Per sua fortuna il proiettile non aveva leso alcun organo vitale. 

Quella mattina le forze dell'ordine chiamarono i pompieri perché un'abitazione al quarto piano di un palazzo in via Giulio Cesare a Melito era chiusa dall'interno. Nell'ingresso era agonizzante Alessandro Laperuta, 32 anni, il proprietario della casa. Sul ballatoio, disteso a terra in una pozza di sangue, c'era invece Mohamed Nuvo, 30 anni, originario della Tunisia che era stato ucciso con un colpo di pistola alla testa. 

Fu un'azione punitiva contro altri 'fuoriusciti' della cosca, che cercavano autonomia nella gestione della piazza di spaccio nota come la "219" a Melito, e che stavano approfittato del momento difficile del clan che doveva fare i conti con una scissione interna tra i Riccio e Pagano e con gli ergastoli ai capi clan.