"Blue whale uccide, fermati". Sul web c'è anche solidarietà

Il nostro viaggio tra le insidie del social network Blue Whale, salvate due ragazzine toscane

Blue Whale

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Roma, 24 maggio 2017 - «NON HA senso morire per colpa di uno stupido ‘gioco’ per teenager. Se farai la Blue Whale non ne uscirai più... e morirai!». Nei meandri del web non pulsano soltanto crudeltà e disperazione. E nel nostro viaggio sulle tracce della balena blu, abbiamo incontrato anche tanta umanità, decine e decine di mani tese per convincerci a fermare la ricerca di un curatore ‘guardiano’ delle 50 prove pre-suicidio. Come scritto ieri, ci siamo finti una 17enne problematica di nome Gemma registrando diversi profili ‘fake’ sia nel deep web che nella rete ‘ufficiale’. Il tutto completato da una serie di hashtag mirati (#f57, #f58, #curatorsavemylife, #I_am_ whale, ecc.) e frasi che amplificassero la sua fragilità, mettendo in risalto la sua condizione di ragazzina fragile, autolesionista e bullizzata. Motivo? Trovare un master per entrare nel videogame mortale ideato dal russo Philip Budeikin.

Blue Whale, salvate due ragazzine toscane

GEMMA è stata oggetto di scherno e istigazione al suicidio, travolta da proposte violente e inganni sadici, ma in tanti al contempo hanno provato a farle cambiare idea, aprendo uno squarcio di luce in questo fenomeno agghiacciante. I primi ‘salvatori’ di Gemma sono apparsi su Vk, il social nato in Russia da cui paradossalmente ha avuto origine, nel 2015, la Blue Whale con il suicidio di Rina Palenkova. «Perché vuoi farlo? Non fregarti la vita in quel modo. Sfogati... parla con me», l’invito accorato di AdelPrix in un inglese imperfetto. «Lo sai che quel gioco ammazza chi lo fa? Fatti aiutare...», il monito di Salvation1993. Di tutt’altro tono, almeno all’inizio, Alex- Povrov che prima assicura di essere un curatore («contattami in privato e cominceremo a ‘giocare’»), ma poi confida di avere mentito «perché non puoi buttarti via così. Parla con la tua famiglia... la balena blu non è la risposta». Messaggio dopo messaggio, scopriamo una rete d’aiuto che allarga le proprie maglie su altri giovanissimi come Gemma per «cicatrizzare » i loro appelli di morte intrisi d’angoscia. E anche su Twitter si fanno largo tantissimi soccorritori che tentano di fare amicizia con l’adolescente. «La vita è bella – scrive Panda6576 – bisogna viverla nel bene o nel male, con gli alti e i bassi. E superare tutto», «non farlo ti prego», twitta a ripetizione sul profilo della ragazza Giovi0+.

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MOLTI sembrano poi avvicinare Gemma perché sanno a cosa potrebbe andare incontro se solo finisse nella ‘pancia’ della balena blu. «Posso dirti che non ne vale la pena. Quelle persone ti manipolano la mente e andrà a finire male...», dice Anna_02. E ancora: «Non farlo. Se hai bisogno io ci sono anche se non mi conosci», «Ciao Gemma, per favore non farlo. La tua vita vale molto di più di quanto tu possa pensare...». E questo abbraccio di umanità virtuale non si allenta nemmeno davanti alla nostra inamovibilità («Lasciatemi in pace, voglio farla finita»), tanto che veniamo invitati ad iscriverci a gruppi d’aiuto dedicati alla Blue Whale. Il male, però, è lì che cova silenzioso e mentre Gemma viene letteralmente soffocata di affetto, tra i contatti spunta un certo DemonBlood: «Lasciali perdere, la balena blu ti aiuterà a morire... cerca un curatore». E di colpo il web torna una giungla sporca e senza pietà.