Napoli, 20 aprile 2017 - Reato prescritto. E' quanto ha dichiarato la seconda sezione della Corte di Appello di Napoli nel processo di secondo grado per corruzione che vedeva imputati l'ex premier Silvio Berlusconi e all'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola nell'ambito della cosiddetta compravendita dei senatori. In primo grado entrambi erano stati condannati a tre anni.
La sentenza della seconda sezione della Corte d'Appello, presieduta da Patrizia Mirra, è stata emessa dopo tre ore e mezza di Camera di Consiglio. I giudici hanno ritenuto pertanto sussistente l'ipotesi di corruzione che aveva portato alla condanna in primo grado. Già il sostituto procuratore generale, Simona Di Monte, nella requisitoria del 20 settembre dello scorso anno, aveva chiesto che fosse confermata la responsabilità del Cavaliere e di Lavitola, ma che fosse dichiarata la contestuale prescrizione dei reati che si riferiscono ad un arco temporale che va dal 2006 al 2008.
I legali di Berlusconi - gli avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona - avevano chiesto l'assoluzione sottolineando in particolare l'insindacabilità del voto dei parlamentari prevista dalla Costituzione e ritenendo non veritiere le dichiarazioni di accusa fatte dall'ex senatore Sergio De Gregorio.
Le indagini sulla vicenda furono avviate dai pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli che sostennero l'accusa in primo grado. Secondo la ricostruzione che fu poi condivisa dal tribunale, De Gregorio eletto nelle file dell'Italia dei valori avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro, sotto forma di finanziamenti al suo movimento 'Italiani nel Mondo', per cambiare schieramento e determinare la caduta del governo Prodi che si reggeva al Senato su una esigua maggioranza.