Venerdì 19 Aprile 2024

"La chierichetta violentata e uccisa". Choc in piscina, un giovane indagato

L’autopsia: acqua nei polmoni. "L’ho portata in auto, ma non c’entro"

La piscina dove è stata ritrovata senza vita Maria Ungureanu (Ansa)

La piscina dove è stata ritrovata senza vita Maria Ungureanu (Ansa)

BENEVENTO, 22 GIUGNO 2016 - L’AUTOPSIA è un pugno allo stomaco, una crudeltà che toglie il fiato: Maria Ungureanu, la piccola che ad agosto avrebbe compiuto dieci anni, è stata violentata prima di essere gettata viva nella piscina del resort Borgo San Manno dove è annegata perché non sapeva nuotare. Il giallo di San Salvatore Telesino si trasforma in un sadico incubo a cui tutti, nel paesino di 4mila anime, avrebbero voluto sottrarsi: un orco ha ucciso una bimba – che in passato potrebbe aver subito altre violenze sessuali ma non in ambito familiare, è la pista d’indagine – descritta come un «piccolo fiore innocente». Una piccina su cui non sono state rilevate, dall’anatomopatologo Claudio Buccelli, escoriazioni o contusioni, segno che non ha toccato i bordi della piscina: forse è stata lanciata dal suo assassino al centro della vasca dove è morta per asfissia da annegamento. Intanto l’indagine marca una svolta, non si sa quanto decisiva: Daniel, un 21enne operaio romeno, residente a San Salvatore Telesino da otto anni, è indagato per omicidio e violenza sessuale. Lui e il padre di Maria si conoscono: Marius Ungureanu gli affidava lavori di manutenzione agricola.   IL GIOVANE, forse uno degli ultimi a vederla in vita, è stato interrogato lunedì notte nella caserma dei carabinieri per quattro ore dalla pm Maria Scamarcio, che segue le indagini coordinate dal procuratore Giovanni Conzo. Dopo l’interrogatorio, in presenza del suo difensore, Giuseppe Maturo del foro di Benevento, il ragazzo è uscito liberamente. Nelle prossime ore sarà risentito. Lui si difende: «Sono innocente, non avrei mai potuto farle da male, per come era come se fosse una sorella». La sua ricostruzione avrebbe permesso di stabilire qualche punto fermo sulle ultime ore di vita della bambina. Secondo quanto ha riferito agli inquirenti, Daniel avrebbe incontrato Maria nei pressi della sua abitazione, una palazzina rossa a poco più di cento metri dalla chiesa di Santa Maria Assunta. La piccola è appena uscita dal tempio, dove si era tenuta una funzione vespertina in occasione della festa del patrono, Anselmo. Maria conosce bene Daniel, parla la sua stessa lingua. Gli dice di tenerle compagnia, forse vuole andare alle giostrine nella vicina piazza Pacelli, forse vuole che l’accompagni con l’ombrello perché la sera è umida e minaccia altra pioggia. Daniel, di rincalzo, le chiede di accompagnarlo nella vicina Telese Terme dove deve incontrare la sorella. Entrano nella Polo blu del ragazzo e imboccano la strada che porta alla città delle terme, ma il tragitto è brevissimo: la strada è bloccata da una corsa podistica, non si passa.   A QUEL punto il giovane e la bambina sarebbero rientrati a San Salvatore, dove l’operaio dice di aver lasciato Maria nei pressi della chiesa insieme ad altre bambine, la cui identità è stata indicata agli investigatori. Una volta congedatosi, Daniel avrebbe trascorso la serata facendo un giro nei dintorni del lago di Telese, fermandosi nella vicina Castelvenere col fratello. Il rientro a casa alle 2 del mattino di lunedì. Le mosse degli investigatori e i rilievi del Ris in casa di Daniel e nella Polo (abitazione e auto sotto sequestro, vestiti di Maria passati al microscopio) avevano fatto intendere dalla notte di lunedì che si prendeva in esame solo lo scenario peggiore. D’altra parte appariva incongrua l’ipotesi di una caduta accidentale in piscina e della morte per annegamento. Sostanzialmente perché era poco credibile che alle 20 di una domenica piovosa – tanto da impedire la regolare processione del santo patrono – la piccola decidesse di fare un bagno. Senza saper neppure nuotare.