Giovedì 18 Aprile 2024

Stragi mafiose, "Ndrangheta protagonista come Cosa Nostra". Due arresti

In manette due boss ritenuti tra i mandanti degli attentati contro carabinieri avvenuti tra il 1993 e il 1994. Perquisita l'abitazione di Bruno Contrada

Carabinieri in una foto di repertorio

Carabinieri in una foto di repertorio

Roma, 26 luglio 2017 - Una comune strategia fra Cosa Nostra e 'ndrangheta dietro gli attentati ai Carabinieri alla fine del 1993 e nei primi due mesi del '94 a Reggio Calabria, in cui due militari morirono e altri due rimasero feriti. È l'ipotesi d'accusa che ha portato all'arresto questa mattina di Giuseppe Graviano, fedelissimo di Totò Riina e Rocco Santo Filippone, legato alla potente cosca di 'ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro, in un'operazione della polizia di Stato coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. I due sono ritenuti elementi di vertice nelle due organizzazioni criminali, nonché tra i mandanti dei tre attentati. Nell'indagine è emerso che la 'ndrangheta fu protagonista, al pari della mafia, nell'attacco allo Stato portato tra il 1993 ed il 1994 in quella che fu definita la stagione delle "stragi continentali" con gli attentati di Firenze, Milano e Roma. All'operazione di questa mattina, non a caso denominata "Ndrangheta stragista" dagli inquirenti, hanno partecipato anche i Carabinieri. 

Nel primo attentato contro i carabinieri, il 18 gennaio 1994, morirono gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo; nel secondo, l'1 febbraio 1994, furono feriti l'appuntato Bartolomeo Musicò ed il brigadiere Salvatore Serra; il 1 dicembre 1994 rimasero miracolosamente illesi il carabiniere Vincenzo Pasqua e l'appuntato Silvio Ricciardo. La Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha ricostruito - attraverso l'apporto di nuovi e fondamentali elementi raccordati e collegati fra loro - le causali degli attentati: secondo gli investigatori si inquadrano nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni '90 e in particolare nella stagione definita delle "stragi continentali". Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa Nostra (che tuttavia ebbe il ruolo operativo fondamentale nei termini già ampiamente descritti dalle sentenze di altre autorità giudiziarie) ma anche la 'ndrangheta. Gli attentati contro i carabinieri, secondo inquirenti ed investigatori reggini, non vanno letti ciascuno in maniera singola ed isolata, ma vanno inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell'ambito di un progetto criminale, la cui ideazione e realizzazione è maturata non all'interno delle cosche di 'ndrangheta, ma si è sviluppata attraverso la sinergia, la collaborazione e l'intesa di organizzazioni criminali, che avevano come obiettivo l'attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese anche con modalità terroristiche.

Inoltre sullo sfondo del patto stragista, scrive la Dda di Reggio Calabria negli atti relatrivi all'inchiesta, "appare chiara la presenza di suggeritori occulti da individuarsi in schegge di istituzioni deviate a loro volta collegate a settori del piduismo ancora in cerca di rivincita". Secondo l'impostazione accusatoria, l'obiettivo strategico delle azioni contro i Carabinieri, al pari di quello degli altri episodi stragisti verificatisi nel Paese, "era rappresentato dalla necessità, per le mafie, di partecipare a quella complessiva opera di vera e propria ristrutturazione degli equilibri di potere in atto in quegli anni. E tale strategia - secondo gli inquirenti - appariva condivisa, da schegge di istituzioni deviate, da individuarsi in soggetti collegati a servizi d'informazione che ancora all'epoca mantenevano contatti con il piduismo". Dalle indagini sarebbe emerso come la stessa idea di rivendicare con la sigla "Falange Armata" le stragi mafiose e vari delitti compiuti dalle mafie, fra cui quelli per cui è stata emessa l'ordinanza eseguita oggi, "è da farsi risalire a suggeritori da individuarsi in termini di elevatissima gravità indiziaria, in appartenenti ai servizi d'informazione dell'epoca, nei cui confronti, comunque, le indagini proseguiranno".

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Nell'ambito dell'operazione sono state eseguite anche numerose perquisizioni in diverse regioni d'Italia. Tra queste la casa di Bruno Contrada ex n. 2 del Sisde condannato per concorso in associazione mafiosa per cui, nelle scorse settimane, la Cassazione aveva revocato la condanna. "Ci aspettavamo ed era ampiamente prevedibile - ha detto il legale di Contrada, l'avv. Stefano Giordano - una reazione da parte di chi ha perso e non si rassegna a questa inesorabile sconfitta". Le operazioni sono eseguite dalla squadra mobile di Reggio Calabria, dal Servizio centrale antiterrorismo e dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e partecipano anche i Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.