Martedì 23 Aprile 2024

Saronno, il figlio dell'infermiera: "Mamma, non darmi più calmanti"

Gli inquirenti avevano piazzate telecamere in casa: "Sorveglianza continua, temevamo per la vita dei figli"

Laura Taroni, l'infermiera arrestata con Leonardo Cazzaniga per gli omicidi in ospedale

Laura Taroni, l'infermiera arrestata con Leonardo Cazzaniga per gli omicidi in ospedale

Saronno (Varese), 2 dicembre 2016 - «Temevamo per i bambini. Li abbiamo visti crescere come i nostri figli. Ne parlavamo fra di noi, ce lo dicevamo: “hai visto come sono cresciuti”». Uno degli investigatori, fra i protagonisti delle indagini sui misfatti della coppia di Saronno, reprime a fatica la commozione. Per un anno e mezzo, 24 ore su 24, le telecamere dei carabinieri, collocate in tutta segretezza nell’abitazione di Lomazzo e negli immediati dintorni, hanno vegliato sui due figli di Laura Taroni nel timore che la donna potesse fare del male a quelli che chiamava ‘l’angelo bianco e l’angelo bruno’.  «Se vuoi uccido anche i bambini», dice l’infermiera, intercettata, al suo amante Leonardo Cazzaniga. «No, i bambini no», replica l’uomo. Non è il caso di fermarsi a valutare se si tratta di un proposito reale o se invece l’infermiera vuole compiacere in qualche modo il medico, assecondandolo nel suo delirio di onnipotenza.   In un'intercettazione del 2015, uno dei figli si lamenta perché Cazzaniga gli fa assumere «le gocce con l’acqua» (ansiolitici in dosi massicce, a quanto emerge). «Amore non fa niente, mal che vada dormi un po’ di più», dice la madre. Ma il piccolo è restio, perché «la mattina non riesce ad alzarsi». I carabinieri di Saronno, in particolare la ‘squadra’ del nucleo operativo e radiomobile agli ordini di Salvatore Carrà, predispongono tutto quello che è possibile per proteggere i due bambini di 11 e 9 anni. Oltre alle telecamere e alle intercettazioni telefoniche e ambientali, vengono effettuati pedinamenti e controlli ravvicinati. I carabinieri finiscono per affezionarsi a quei due bambini, sentono il più grande discorrere con Cazzaniga, con la maturità di un adulto, di argomenti seri, importanti. Ascoltano i discorsi della madre che pare volerlo coinvolgere in un rapporto di complicità per i suoi propositi di omicidi familiari. Agghiacciante e nello stesso tempo penosa una intercettazione ambientale alle quattro del pomeriggio del 13 marzo di quest’anno. Il bambino propone di usare la katana per eliminare i parenti. La madre gli spiega che la spada dei samurai non è l’arma migliore per uccidere. «L’unico omicidio perfetto è l’omicidio farmacologico», sentenzia, perché permette di non lasciare tracce. Prosegue, come in un discorso di indottrinamento, e spiega che è necessario eliminare i corpi per non lasciare tracce dei farmaci. 

Per non destare sospetti, è più facile uccidere con i farmaci chi è già malato. In serata la donna incontra il compagno. Insieme scherzano sulla proposta del bambino di usare la spada per eliminare i parenti invece di pianificare tutto come farebbe la madre. Lo ha anche rimproverato. «Lui – dice la Taroni – ha detto che... cioè li passerebbe a fil di lama... gli ho detto che c.... e dopo però devi farli sparire... ho detto guarda... non sembri neanche mio figlio...».    LA TARONI continua a illustrare la sua pedagogia: «Ho detto bisogna... è una cosa da progettare ma non così... cioè oggi non è una cosa da fare sull’impeto del... del momento, cioè la devi progettare qualche tempo prima e poi la fai sull’impeto del momento ma... devi proprio...». «Strutturarla, programmarla», completa il medico. Senza il padre, ucciso (per gli inquirenti) dalla moglie e dal suo amante con una somministrazione letale di farmaci. Senza la mamma, in carcere (ora «preoccupata per i figli», riferisce la sua legale). Senza più casa. Dopo l’arresto di Laura Taroni il tribunale dei minori ha affidato i figli dell’infermiera a una comunità protetta.