Alluvione Marche, l’inchiesta: "Quei soldi mai spesi". Nel mirino le vasche del fiume Misa

I Carabinieri in Regione. Due filoni di indagine: uno sui soccorsi, l’altro sui progetti post alluvione del 2014. Il fascicolo, in cui si indaga per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, è contro ignoti

Nel 2014 stanziati 45 milioni per le vasche del fiume Misa

Nel 2014 stanziati 45 milioni per le vasche del fiume Misa

Ancona, 18 settembre 2022 - Per le vasche a monte del fiume Misa di Senigallia erano stati stanziati 45 milioni. Lo annunciò nel 2014 l’allora premier Renzi in una città sconvolta dall’alluvione che fece tre morti. Otto anni dopo e con undici vittime già accertate, ci si accorge che quei soldi non sono mai stati utilizzati. Lo stesso Renzi ieri lo ha ribadito da Firenze aggiungendo che si tratta di "uno scandalo. Noi i soldi li abbiamo messi ma non sono stati spesi". L’ex presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ammette che i tempi della burocrazia sono troppo lunghi, il sindaco di Senigallia sostiene che "si è fatto poco".

In tutto questo i sindaci dei Comuni alluvionati addossano la colpa a un’allerta mai lanciata. Ma in realtà, secondo i geologi, la natura fa semplicemente il suo corso. "In otto anni – ha detto ieri al Qn il capo dei geologi marchigiani Piero Farabollini – è stato dato solo l’ok a un progetto per le vasche di espansione a monte del Misa". Troppo poco per mitigare gli effetti di un’altra alluvione ancora più devastante della prima.

I filoni di indagine su cui la Procura di Ancona procede nell’inchiesta aperta sull’alluvione sono due. Uno dovrà chiarire se la macchina dei soccorsi messa in atto ha funzionato, dato che l’allertamento alla popolazione non c’è stato a detta dei sindaci e i bollettini meteo ufficiali davano una allerta gialla, con livelli non preoccupanti di precipitazioni. L’altro è sulla manutenzione del territorio e servirà a rilevare eventuali responsabilità o negligenze degli uffici preposti a disporre interventi sul corso e agli argini dei fiumi a partire dagli alberi.

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Per sciogliere questi nodi i carabinieri, sia venerdì che ieri, sono andati in Regione, negli uffici anche della Protezione Civile e non solo, per acquisire la documentazione necessaria da consegnare alla Procura. Accertamenti sono in corso anche in altri enti coinvolti nelle opere. Non si tratta però di sequestri e il fascicolo, dove si indaga per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, è ancora contro ignoti.

L’arrivo dei militari non sembra aver turbato troppo la Regione. "Facciano pure il loro dovere – ha commentato Stefano Aguzzi, assessore alla Protezione Civile –, noi pensiamo a recuperare vittime e dispersi". L’inchiesta ha due magistrati che coordinano le indagini, affidate ai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Ancona e ai carabinieri forestali. Sono il procuratore aggiunto Valentina D’Agostino e la pm Valeria Cigliola. Si punta a fare in fretta per dare soprattutto una risposta ai familiari che hanno perso i propri cari.

I carabinieri stanno procedendo a sentire le prime testimonianze degli alluvionati e oggi, bel tempo permettendo, i forestali sorvoleranno con un proprio elicottero le aree interessate dall’apocalisse d’acqua per vedere lo stato degli argini dei fiumi, sempre ai fini dell’inchiesta. Faranno foto e video.

A giugno scorso un’inchiesta dei carabinieri forestali, relativa alla pulizia di alcuni tratti fluviali affidate a ditte che avrebbero tagliato la vegetazione un po’ troppo per ricavarne biomasse combustibili da rivendere, ha già scosso la Regione. Un funzionario, dell’ex genio civile, Euro Lucidi, senigalliese, è stato arrestato e altri quattro funzionari regionali sono indagati a piede libero per corruzione, turbativa d’asta, truffa, falso e rivelazione del segreto d’ufficio. L’inchiesta non è ancora chiusa.

Intanto su nove salme delle vittime trovate decedute, quelle recuperate fino a venerdì, la Procura non ha disposto autopsie. Al termine dei riscontri i corpi saranno restituiti ai familiari per il funerale.

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