Martedì 16 Aprile 2024

Allergie al cibo, l’accusa dei medici. "Inutili quattro milioni di esami"

"Molte analisi prive di base scientifica, buttiamo 300 milioni all’anno"

Un piatto di pesce

Un piatto di pesce

MILANO, 22 settembre 2015 - TRECENTO milioni di euro gettati al vento. Due milioni di italiani allergici ai cibi molte volte sono spennati inseguendo il miraggio di un test. Ma i più tartassati sono i malati immaginari, otto milioni di persone sane che per suggestioni hanno sviluppato la convinzione (ingannevole) che qualche sostanza alimentare dia loro fastidio. L’esercito dei sofferenti raddoppia se a questi aggiungiamo altri dieci milioni di italiani, tanti sono quelli che sviluppano intolleranze a nichel, lattosio, conservanti industriali. Gli specialisti calcolano che in Italia la paura spinge a eseguire dai 3 ai 4 milioni di esami inutili e inattendibili.  «Rossori cutanei e disturbi intestinali sono spesso segni di allergie alimentari – afferma Walter Canonica, presidente della Siaaic, la Società italiana allergie asma e immunologia clinica – ma basta una stanchezza inspiegabile, qualche crampo addominale o un vago mal di testa per spaventare una persona, al punto che questa pensa subito di aver mangiato qualcosa di sbagliato. Il fatto è che poi vanno a spendere dai 90 ai 500 euro, a seconda dei casi, per accertamenti improvvisati, o privi di validazione scientifica, con il rischio di sottovalutare i segni della vera allergia o della celiachia».   I MEDICI mettono in dubbio l’attendibilità di esami che spesso vengono reclamizzati nei negozi new age come l’analisi della forza e del capello, il vega test, la biorisonanza. Per consentire anche a chi non è specialista di indicare al paziente i passi giusti da fare, dove farli e a chi rivolgersi per i test, gli esperti hanno elaborato linee guida, e un documento per i ristoratori che potranno accomodare a tavola senza rischi anche i clienti più esigenti. «Nelle allergie alimentari siamo in grado di individuare con precisione a quale proteina si è realmente ipersensibili – aggiunge Mario Di Gioacchino, docente di allergologia nell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti Pescara – in alcuni casi è possibile consumare un frutto a cui si è allergici togliendo la buccia, oppure un alimento si può mangiare una volta cotto. Dipende dalle proteine che sono coinvolte nell’allergia, conoscerle significa anche sapere se il paziente è a maggiore o minor rischio di shock anafilattico». Gli accertamenti più precisi sono il prick, da eseguire sulla pelle, il dosaggio delle IgE specifiche, la dieta di eliminazione (isolare i cibi e testarli uno alla volta) e il test di provocazione orale, tutti esami da eseguire in centri specializzati e sotto controllo del medico, evitando il fai da te.   LATTE, UOVA, crostacei, soia e frumento sono responsabili di circa il 90% delle reazioni allergiche alimentari nei bambini. Gli adulti sono suscettibili anche a sostanze che possono essere contenute nelle farine, nelle carni gonfiate o trattate con antibiotici, nella frutta secca o esotica, nelle preparazioni industriali che utilizzano conservanti. Gli alimenti semplici non dovrebbero dare fastidio, ma a volte gli additivi sono talmente tanti che si diventa sensibili.