{{IMG_SX}}COMO, 1 marzo 2008 - COLLOQUI CON educatori e psicologi quasi tutti i giorni, un'attenzione alle loro problematiche, alle loro condizioni e alla prospettiva che li aspetta ritenuta anomala rispetto allo standard con cui devono fare i conti gli altri detenuti del carcere Bassone.


Così Rosa e Olindo, su cui già grava l'impopolarità di un reato che non li farà mai accettare dalla popolazione carceraria di nessuna struttura penitenziaria, hanno guadagnato l'astio - misto a periodiche proteste - degli altri detenuti comaschi, anche per una forma di attenzione che viene ritenuta di privilegio rispetto agli altri carcerati.
A Como 500 detenuti hanno a disposizione quattro educatori. Risorse decisamente esigue, integrate dalla presenza dei volontari.


L'EDUCATORE in carcere ha infatti il compito di accompagnare il detenuto in un percorso di presa di coscienza del disvalore prodotto dal suo comportamento, di avviarlo in un programma di recupero e soprattutto di fare valutazioni periodiche che, se positive, vanno a beneficio delle prospettive detentive del soggetto, ed arrivano sul tavolo non solo del direttore, ma anche del Giudice di Sorveglianza in caso di richieste di permessi di qualsiasi genere.

Il volontario ha invece un ruolo più elastico, e può essere per il detenuto l'occasione per uscire dalla claustrofobia della cella e delle sole relazioni con gli altri detenuti, ma il suo giudizio non ha alcun valore in termini giudiziari. Al Bassone ci sono detenuti che aspettano da mesi il colloquio con un educatore o con una delle figure di riferimento del carcere, attese forzate da una sproporzione tra il numero di richieste e il personale a disposizione.

Situazione che ha portato molti detenuti, ma anche agenti di polizia penitenziaria, ad indignarsi quando hanno sentito Olindo Romano affermare che "In carcere ci trattavano come fossimo delle bestie". Intanto - mentre si attende l'udienza di lunedì nella quale è atteso l'interrogatorio di Rosa Bazzi - si appreso che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha avanzato una richiesta di chiarimenti al direttore del Bassone in relazione alla legittimità del sequestro di una lettera scritta in codice da Olindo, trasmesse alla procura di Como, che ha aperto un fascicolo.

Provvedimento dal quale deriverebbe la relazione inviata a Roma dal provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, in cui verrebbe stigmatizzato l'"eccessivo zelo" del comandante della polizia penitenziaria, Marco Santoro.