Mercoledì 24 Aprile 2024

Coppa America: incubo Argentina, Cile campione ai rigori

L’Argentina perde la terza finale in 3 anni: come l’anno scorso vince il Cile ai calci di rigore e stavolta a sbagliare è Leo Messi

Il Cile vince la Coppa America (AFP)

Il Cile vince la Coppa America (AFP)

Roma, 27 giugno 2016 – Ancora il Cile, ancora ai rigori, ancora contro l’Argentina. Per l’Albiceleste è un incubo da cui è impossibile svegliarsi: terza finale persa in tre anni, la seconda contro il Cile nella stessa identica maniera di un anno fa: battaglia in campo per 120’ e poi calci di rigore fatali. Stavolta però a sbagliare è Lionel Messi che dopo esser stato protagonista assoluto cade nel momento decisivo assieme all’altro leader della squadra, Mascherano, unico a farsi ipnotizzare da Bravo.

LA CRONACA – Il MetLife Stadium ospita la replica della finale di un anno fa con interpreti e clima totalmente differenti: il Tata Martino respira l’aria della grande impresa e per interrompere un digiuno di trofei lungo 23 anni forza il recupero di Di Maria che viene schierato nell’undici di partenza al fianco di Messi e Higuain come esterno d’attacco.

Dall’altra parte l’argentino Juan Antonio Pizzi alla prima grande finale in carriera da allenatore per battere i suoi connazionali conferma in blocco il 4-3-3 titolare con Fuenzalida ancora schierato nella linea dei tre d’attacco.

In campo è subito battaglia, la tensione altera l’umore delle squadre e danneggia lo spettacolo. Nel clima di caos il Cile riesce a trovare la sua dimensione e i fenomeni dell’attacco argentino faticano ad esplodere: la gara però dopo una prima mezz’ora in cui  conclusioni realmente pericolose verso la porta scarseggiano sembra cambiare definitivamente volto con l’espulsione di Chelito Diaz, cacciato dal brasiliano Heber per un fallaccio che gli costa il secondo giallo già al 28’.

L’Argentina però non approfitta della superiorità numerica ed eccezion fatta per una bordata da lontanissimo di Di Maria non trova minimamente la porta. A fine primo tempo poi la parità numerica viene ristabilita per l’espulsione, forse eccessiva, di Marcos Rojo, protagonista di un’entrata troppo decisa su Vidal che gli costa i rosso diretto.

Nella ripresa continua la guerra in campo: l’Argentina continua è sempre inconsistente e si fa ingabbiare da un Cile che sa quello che deve fare. La lampadina non si accende e più di due conclusioni sbilenche con Higuain e il neo entrato Aguero la squadra del Tata non riesce a creare. Messi viene annullato a suon di falli puliti o sporchi che siano e i suoi compagni vengono trattati sostanzialmente tutti allo stesso modo.

Dall’altra parte solo un tiro di Edu Vargas parato da Romero e poco altro a causa di ritmi troppo agguerriti ed eccessivi contrasti che spezzano il gioco ed evitano che la gara trovi continuità di giocate tecniche.

La gara termina sullo 0-0 e si va ai supplementari, previsti solo per la finale dal regolamento Conmebol. Nella ‘prorroga’ le squadre trovano più spesso la porta e la partita è decisamente gradevole: la chance più clamorosa capita sulla testa del Kun Aguero che su assist di Leo Messi costringe Bravo al grande intervento.

Non bastano però 120’ per decretare un vincitore e così come a Santiago un anno fa si va ai calci di rigore. Il Cile parte male con Vidal che si fa subito ipnotizzare da Romero ma Messi sciupa la chance dell’immediato vantaggio calciando alle stelle. Poi due giri di esecuzioni perfette con i gol di Castillo e Mascherano prima e Aranguiz e Aguero poi. Il Cile va ancora in gol con Beausejour, perfetto nell’esecuzione di sinistro e questa volta l’Argentina non è in grado di rispondere con Biglia che vede il suo tiro infrangersi contro i guantoni di Claudio Bravo.

Il rigore decisivo questa volta non spetta ad Alexis Sanchez ma al Gato Silva che è altrettanto bravo a mettere a sedere Romero e a regalare una Copa America clamorosa al Cile.

Difficilissimo prevedere un risultato del genere, figlio della crescita vertiginosa della squadra di Pizzi che ha saputo più di chiunque altro imparare dai propri errori. Un gioco molto più spietato e meno spettacolare rispetto a quello di Sampaoli ma forse pi adatto per le condizioni generali in cui gravava la squadra.

Da eterni sconfitti a bicampioni d’America: per il Cile è una festa esagerata, per l’Argentina solo il continuo di un incubo che dura dal 1993.