Martedì 16 Aprile 2024

Tormenti azzurri

Roma, 22 ottobre 2016 - «SAREBBE la scissione dell’atomo». Così Stefano Parisi ha commentato le voci che danno per probabile il passaggio dell’ala ‘leghista’ di Forza Italia a un’alleanza con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, lasciando il gruppo fedele a Silvio Berlusconi. Non sarebbe una novità per il partito del Cavaliere. Alfano, Verdini, Fitto si sono staccati dalla casa madre per fondare movimenti autonomi. Per dissensi politici. Qui saremmo dinanzi a uno scenario diverso. Uno scenario ideologico. Matteo Salvini si è incoronato in questi giorni apertamente leader del centrodestra non tanto e non solo perché la maggior parte dei sondaggi lo danno in vantaggio di una incollatura su Forza Italia, quanto perché immagina di guidare il ‘nuovo’, il ‘vero’ centrodestra italiano. Anzi, la nuova Destra italiana che ha come punto di riferimento Marine Le Pen in Francia e tutti i movimenti di destra anti sistema, anti immigrati e antieuropei che sono fioriti dalla Gran Bretagna all’Austria, dalla Germania ad alcuni paesi del Nord.

QUESTA svolta è figlia di due mutazioni. La prima riguarda la stessa Lega: abbandonata la «liberazione della Padania dal giogo centralista», punta a qualificarsi come movimento nazionale. La seconda è di alcuni esponenti di Forza Italia (Giovanni Toti e altri) che ritengono ormai perdente l’approccio politico-ideologico di Berlusconi e cercano altre strade.

Il Cavaliere è stato accusato innanzitutto di essere sostenitore di un No tiepido al referendum, visto che la sua azienda – da Marina a Letta e Confalonieri – si è apertamente schierata per il Sì. Figli, consiglieri e manager hanno fatto propria la posizione della Fiat che Gianni Agnelli mi ricordò qualche tempo prima di morire quando parlammo della vicinanza del nonno al fascismo: «La Fiat è stata sempre governativa».

Berlusconi nell’intervista al Tg5 ha rafforzato quel No, auspicando – come Parisi – una riforma migliore dell’attuale e anche una nuova legge elettorale che di fatto rimetta in gioco il suo partito in una possibile Grande Coalizione alla tedesca.

QUESTA POSIZIONE non ha spostato di un millimetro la distanza che lo separa da Salvini appunto perché è diverso l’approccio ideologico al tema. Forza Italia è membro non pentito del Partito popolare europeo. I suoi europarlamentari si muovono in modo differente dalla Lega e talvolta votano in dissenso. Angelino Alfano, da parte sua, aspetta che Berlusconi lasci Salvini per formare insieme una coalizione moderata che argini la conquista dei voti del centrodestra da parte di Renzi, crei l’alternativa di domani al Partito democratico, ma si ponga oggi come obiettivo principale quello di impedire la conquista di Palazzo Chigi da parte del Movimento cinque stelle. Laddove Salvini è pronto a fare una campagna elettorale all’arma bianca fondata su una politica dura sull’immigrazione, una uscita concordata dall’euro e un’aliquota fiscale del 15 per cento uguale per tutti. È molto difficile che Berlusconi e Salvini tornino ad intendersi, anche se da vent’anni il Cavaliere ripete di essere pronto a farsi ‘concavo e convesso’. Sarà invece interessante vedere chi abbandonerà il Fondatore per seguire il capo leghista.