Troppe mani sui fondi

AVETE mai rubato in chiesa? No, naturalmente. Ma se infilate una banconota nella cassetta delle elemosine, starete anche voi attenti a far sì che non ne spunti un lembo: qualcuno potrebbe sfilarla . Rubare in chiesa? Sì. Rubare ai terremotati è come rubare in chiesa. Eppure accade. La ricostruzione dell’Irpinia ha ingrassato filoni importanti della camorra. La ricostruzione dell’Aquila ha rivelato, pur su scala molto minore, episodi di case malfatte e di tangenti. A parte il buongusto di imprenditori che ridevano la notte del terremoto, pensando agli affari che avrebbero fatto. Le primissime indagini sul terremoto di Amatrice non hanno rivelato per ora giri di tangenti (c’è tuttavia qualche sospetto), ma avrebbero già accertato:

1. Alcuni fondi stanziati dopo i terremoti precedenti in Umbria e a L’Aquila non sono stati utilizzati o sono stati dirottati da altre parti.

2. Alcuni stabili per i quali sarebbe stato necessario fare lavori di consolidamento, ne sono rimasti privi perché si è deciso inopinatamente che non erano più necessari.

3. C’È una gigantesca confusione tra quanto stanziato dallo Stato, quanto distribuito dagli enti locali, quanto effettivamente finito nel sostegno degli stabili a rischio. Gli italiani sono un popolo generoso e si mobilitano ogni volta che c’è una calamità. Anche stavolta c’è un tripudio di offerte e iniziative a sostegno dei terremotati: o meglio, a sostegno della ricostruzione perché questi soldi non vengono certo distribuiti fisicamente a chi ha perso la casa o i congiunti. Ma se poi leggono già a una settimana dal terremoto che si son fatti dei pasticci (ipotesi minimale), la mano della generosità rischia di fermarsi prima di arrivare al portafoglio. Rubare ai terremotati non significa soltanto distrarre dei soldi a proprio vantaggio. Significa anche ritardare nella ricostruzione o farla male o comunque gestire in maniera impropria i fondi che vi sono destinati. Il problema è che questi soldi passano per troppe mani.

QUANDO a un anno dal terremoto dell’Aquila finì la gestione commissariale del governo e tutto passò nelle mani di Regione e comuni, dissi che questo era un errore e ne avremmo pagato le conseguenze. Si persero infatti almeno due anni tra pastoie burocratiche del potere centrale e pastoie burocratiche e gestione assembleare del potere locale. Tanto è vero che ieri Bertolaso – che pure a suo tempo fu ben felice di mollare a Regione e Comune la patata bollente – ha suggerito di affidare a un commissario governativo o a una autorithy collegiale la responsabilità degli interventi. La ricostruzione dei pochi centri dell’Italia centrale colpiti dal sisma è enormemente più semplice di quella dell’Aquila. Gli sfollati sono 2500, un trentacinquesimo degli aquilani e i centri storici colpiti, pure deliziosi, non sono paragonabili a uno dei centri storici più grandi e importanti d’Italia. A Vasco Errani è stata contestata in questi giorni scarsa previdenza nella vicenda del sisma emiliano. È comunque una persona di grande capacità ed esperienza. Renzi semplifichi al massimo le procedure: metà del miliardo stanziato dal governo nel 2009 per la prevenzione non è stato speso perché troppo complicato spenderlo. Dia a Errani pieni poteri (e piene responsabilità) e facciamo del terremoto di Amatrice l’occasione per voltare davvero pagina.