Mercoledì 24 Aprile 2024

Terremoto Ischia, le case di carta

DAI 4 MILIARDI all’anno per almeno 20 anni, somma che coprirebbe i soldi necessari per mettere in sicurezza il Paese, al miliardo e 300 milioni che sarebbe stato stanziato dal Governo per Casa Italia. Dai 6 milioni di palazzi da ricostruire, alle case di cartone e cemento misto a sabbia costruite su quel tappo di vulcano che è l’area geologica flegrea. Non c’è bisogno di essere vulcanologi per sapere quanto sia fragile Ischia, basta tornare a quel devastante terremoto del 1883 che rischiò di uccidere anche Benedetto Croce, assieme agli altri duemila sventurati che perirono sotto le macerie. Ma anche l’ultima scossa ha aggiunto punti alla nostra classifica di campioni mondiali di annunci e promesse.

Casa Italia, così come altri grandi piani di ricostruzione nazionale, rischia di restare un bel sogno di carta. E la differenza tra promesse e progetti sta proprio nei soldi: servirebbero almeno 40 miliardi, 800 in 20 anni per i più pessimisti, noi abbiamo fatto fatica a stanziarne poco più di uno. Costruiamo male, per avidità, incompetenza e scarsa memoria storica. Siamo stati noi italiani a creare le mappe del rischio sismico, ma abbiamo regalato i nostri geni architettonici a californiani e giapponesi, che ne hanno fatto tesoro. Mentre da noi sono esercizi di stile, progetti di carta. Eppure i terremoti sono stati responsabili di un’ecatombe: da quello di Messina del 1908 a quello del 2016 nell’Italia centrale, sono più di 170mila le vittime delle scosse. E, ovviamente, spendiamo molto più per ricostruire che per costruire bene: solo per restare alle ultime catastrofi, partendo dall’Umbria del 1997, abbiamo speso 2,5 miliardi di euro all’anno per riparare i danni. È il conto salato di un Paese senza memoria: fatto di grandi bellezze e macerie eterne.