Venerdì 19 Aprile 2024

Sintonia sulle cose serie

«S’ode a destrauno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo». Manco si fossero messi d’accordo – ma forse non ce n’è bisogno, forse li muove un idem sentire – Silvio Berlusconi e Matteo Renzi hanno paragonato le prossime elezioni a quelle del 1948. Entrambi hanno identificato il pericolo comunista di ieri con quello populista di oggi. Ma la simmetria – per fortuna o purtroppo – finisce qui. Renzi, elogia De Gasperi e la sua scelta atlantica ed europea e, coerentemente, polemizza con tutti i populisti, sia i nazionalisti e i sovranisti come Salvini e Meloni sia gli anti sistema alla Grillo. Berlusconi invece polemizza solo coi 5 Stelle fingendo di ignorare il populismo e l’anti europeismo dei suoi alleati.  Un po’ mago e un po’ alchimista Berlusconi è speciale nel tessere alleanze bislacche e contraddittorie. Nel ’94 unì il Bossi secessionista e spregiatore della nazione con Fini impettito post fascista. Oggi, appena riconciliato con la Merkel e col partito popolare europeo, vorrebbe addomesticare il ringhioso Salvini con la polpetta della moneta parallela e una flat tax non al 15 ma al 23 %. Ieri, su Quotidiano Nazionale, Renato Brunetta ha cercato di mettere il progetto con i piedi per terra immaginando di attingere dai 170 miliardi di esenzioni fiscali le perdite di gettito dovute all’abbattimento delle aliquote. Berlusconi, a sua volta, rilancia le privatizzazioni e si ricomincia a parlare, finalmente, anche di come ridurre il peso del nostro abnorme debito pubblico, il vero macigno che grava sulla nostra economia. Vedremo. Intanto, anche il voto sulla missione in Niger con le rotture a sinistra e a destra che ha provocato, conferma che se l’Europa e le sue scelte entrano nel dibattito elettorale i contendenti più seri declinano più seriamente le loro proposte e cambia la geografia delle alleanze.