Giovedì 25 Aprile 2024

Si vince al centro, ma...

L’affermazione di Renzi a questo quotidiano secondo cui Macron dimostra che si vince al centro è fondata. Basti un dato: nelle grandi democrazie sono molti i leader delle correnti di sinistra di partiti di centrosinistra che hanno assunto la guida del partito, ma mai nessuno ha vinto un’elezione. Finchelstein, direttore della Fondazione Jaurès, proprio quella del Ps, ha spiegato che in Francia il 36% dei cittadini si colloca a destra, il 34% al centro e il 25% alla sinistra. Ragione per scegliere candidati moderati. Invece gli elettori delle primarie hanno preferito una logica testimoniale: su una scala da 0 a 10 (con zero al massimo di sinistra) Macron sta in mezzo, mentre gli altri due sono troppo estremi (Hamon 2,8 e Fillon 8,1). Non è un argomento che delegittima le primarie. Se decidessero i soli iscritti, di per sé più ideologizzati, il rischio sarebbe maggiore: molti dei guai del Ps derivano dalla scelta degli iscritti di Aubry come segretaria anziché di Royal, cosa che ha influito sulla composizione del gruppo della Camera, che ha causato serissimi problemi a Hollande. La tesi ha due corollari: è positivo che vi siano correnti più tradizionaliste purché siano in minoranza. Se queste forze escono finiscono con l’estremizzarsi e diventare irriducibili a una logica di governo: quindi anche Orlando, purché ben minoritario, è utile al Pd. Il secondo corollario è che «vincere al centro» non significa ottenere voti solo perché si è di buon senso, ma perché si dimostra una capacità di individuare le chiavi della soluzione dei problemi. Quella individuata da Macron (ma anche da Merkel e Schulz) è il rilancio dell’Europa politica, più in positivo che non di critica allo status quo. Il messaggio è presente nella mozione Renzi, fino alle primarie europee, strumento per allargare il centrosinistra europeo. Va ribadito prima che domenica si aprano i seggi. In cammino... in Europa.