Quegli eroi quotidiani

La definizione di eroe nell’immaginario collettivo riporta a imprese guerresche o di altro genere dove si fornisce una generosa prova di valore e coraggio affrontando pericoli, compiendo azioni straordinarie o mettendo in gioco la propria vita per salvare quella degli altri. Nella civiltà classica l’eroe è un guerriero forte e gagliardo, un semidio le cui gesta camminano sul filo di mito e realtà. Bene, mettete da parte queste immagini a tinte forti adatte per un romanzo o per il cinema.

Largo agli eroi per caso e agli eroi della vita normale, quella che scorre sotto i nostri occhi senza sussulti scenografici. Sono coloro che non combattono contro un nemico armato, ma spesso senza rendersene conto compiono un piccolo gesto personale che diventa un grande gesto per il prossimo. Altri devono invece difendersi da una vita difficile pronta ad affondarli. La forza leggendaria di Achille figlio di Peleo, avversario dei troiani, è la stessa di Ilaria Bidini, di Arezzo costretta su una sedia a rotelle per una forma violenta di osteogenesi e paladina delle battaglie contro il bullismo (di cui è stata vittima), o di Giuseppe Dolfini, 88enne romano, che accoglie mamme, bimbi soli e disabili.

Sono campioni senza storia e senza inno nazionale. Sono i trenta italiani che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha premiato al merito. Potrebbero essere tremila perchè l’Italia che si segnala per corruzione e mafie capitali o di periferia ha come avversario un esercito sconosciuto di persone come queste. La pattuglia di Mattarella le rappresenta tutte. Ci sono le poliziotte con l’intuito sopraffino che arrestarono il branco di violentatori di Rimini, simbolo di uomini e donne in divisa che ogni giorno e ogni notte stanno sulla strada; c’è il vigile del fuoco che nella commozione collettiva ha estratto dalle macerie di Ischia il piccolo Ciro, c’è Gessica Notaro, sfigurata con l’acido dall’ex compagno, che ha ritrovato una energia vitale più forte di quando sfilava per Miss Italia o addestrava, bella e sfavillante, i delfini in Romagna.

La stretta di mano del Presidente è quella del Paese. Nel futuro che verrà si spegneranno le luci della ribalta e torneranno alla vita di tutti i giorni. Hanno ringraziato chi con un sorriso, con un velo di emozione o con stupore. Eppure le parti vanno capovolte. Siamo noi a dover dire grazie a loro. Ci hanno insegnato che si vive meglio donando un gesto istintivo di solidarietà oppure a non mollare mai anche quando pare tutto perduto. Sembra facile, ma è materia da eroi.