Giovedì 18 Aprile 2024

Tentazioni elettorali

Ben vengano e ben entrino i giovani nella Pubblica amministrazione di un Paese con uffici ingrigiti nell’età e nelle competenze. Ma attenzione. L’Italia e gli stessi giovani non hanno bisogno di un’infornata elettoralistica da clientelismo 2.0. Lo diciamo non a caso. Perché il timore che quella annunciata dal sottosegretario Angelo Rughetti possa rivelarsi un’operazione puramente propagandistica, alla vigilia del voto, non è infondato. E viene da lontano. La Pubblica amministrazione è stata per decenni, almeno a partire dalla metà degli anni Settanta, uno dei principali e più costosi ammortizzatori della nostra società. Dietro una scrivania hanno trovato posto le foltissime generazioni del baby boom. E il disegno realizzato è servito «anche» per disinnescare le terribili tensioni degli anni di piombo. Il risultato, però, è sotto gli occhi e a carico di tutti: una fetta rilevante del debito pubblico deriva da quei piani di assunzioni di massa; un altrettanto pesante fardello della spesa corrente sempre da lì viene. Ma, quel che forse è peggio, è che da quel tipo di selezione, basato su piante organiche ottocentesche e formalistici concorsoni, nasce anche il livello (basso, obsoleto, autoreferenziale) delle professionalità, delle competenze e dei servizi offerti dalle amministrazioni italiane. Ebbene, non vorremmo che, complici sindacati corporativi e cogestivi come sono stati e in parte sono quelli del pubblico impiego, si riesumassero quelle vecchie pratiche d’antan. Ben diverso sarebbe se lo svecchiamento della Pa servisse per reclutare talenti, eccellenze e intelligenze (informatiche più che legali) che possano realizzare «da dentro» quella rivoluzione sostanzialista dei servizi pubblici di cui famiglie e imprese hanno un disperato bisogno.