Che barba, che noia

ECCOLI i candidati di queste primarie del Pd, in un confronto in diretta su Sky. Primarie svogliate, almeno rispetto a quelle del 2012, animate dalla sfida del giovane fiorentino e che attrassero più di tre milioni di persone. Per il 30 aprile si parla di circa un milione e mezzo di votanti. Anche il web ha registrato questo minore interesse. Secondo uno studio della start up Twig, pubblicato su glistatigenerali.it, il volume delle conversazioni su Twitter sul tema è di un sesto rispetto al 2012 e la metà rispetto all’elezione del segretario del 2013. Per alcuni lo stesso Renzi ha tenuto basso il suo profilo, per non ripetere la controproducente sovraesposizione del referendum. Ma certamente tre anni di governo e la sconfitta di dicembre ne hanno appannato l’immagine. Oggi la competizione appare più come una questione interna al Pd, con un vincitore certo. I dibattiti, si sa, mobilitano gli indecisi più che spostare le scelte, ma difficilmente questo dibattito avrà l’effetto di rivitalizzare queste primarie stanche. Un format poco utile per la comprensione, domande a raffica e trenta secondi per rispondere. Un’occhiata su Twitter e il parere tra comunicatori e osservatori pare unanime: noia. Si comprende che Orlando e Emiliano si pongono più a sinistra, Renzi rivendica l’attività del suo governo e ricorda che l’Europa sì, ma non così. Frecciatine tra i candidati, almeno qualche battuta di Emiliano, appena un po’ più di vivacità nelle domande tra candidati. Ma cose già sentite e risentite, progetti e visioni latitano. Un po’ colpa di questo telequiz (così qualcuno lo ha definito), un po’, forse, dei protagonisti.