Mercoledì 24 Aprile 2024

La purezza smarrita

DOPO 144 giorni di sospensione, a suo avviso illegittima, il sindaco di Parma Pizzarotti esce allo scoperto. E lo fa con una conferenza stampa a dir poco esplosiva. La notizia non è tanto la dichiarata uscita dal Movimento 5 Stelle. Questa era nell’aria, anche se il primo sindaco grillino col suo gesto ha tolto le castagne dal fuoco al direttorio del Movimento perché, dopo il rientro dell’accusa di abuso d’ufficio, era difficile trovare una ragione plausibile d’espulsione. Il peccato, questo sì mortale, è stato piuttosto di avere polemizzato con Grillo. E questo proprio il garante non lo poteva permettere. Quindi Pizzarotti è uscito allo scoperto. Ha anticipato i tempi, anche perché il ritorno alle urne si avvicina e restare fra color che son sospesi sarebbe stato un servizio fatto a Grillo e ai suoi seguaci. Bisognava chiarire e rompere per posizionarsi al meglio, a memoria futura. Ecco servito il Movimento. Come d’uso, Pizzarotti ha curato di uscire con un richiamo alla purezza delle origini per riconquistare quell’elettorato di puri e integri che hanno creduto a 5S e ora, anche in virtù della sua sorte, non debbono più crederci.

TUTTA la conferenza stampa è un peana alzato ai diritti del Movimento di base che non è più 5S, alla democrazia dal basso, al rigetto del leaderismo, al rifiuto della segretezza quando prima tutto era pubblico e trasmesso in tempo reale. Il culto del video streaming ispira l’intera conferenza stampa contro le trame di pochi, che gravitano attorno alla Casaleggio associati. Pizzarotti ha affondato il coltello. Le reazioni? Fondamentalmente una sola. Quella, durissima, arrivata dal «capo politico tornato in sella», come si è autodefinito lo stesso Grillo alla convention di Palermo. L’aveva preannunciata Roberto Fico: Beppe è il garante, parlerà lui con Pizzarotti. Colpevole della massima colpa: essersi ribellato al leader. E dunque ecco la condanna definitiva per il sindaco: «Ciao Pizza, goditi i tuoi 15 minuti di celebrità». A volere essere realisti, viene da chiedersi in che mondo vivesse Pizzarotti.

POSSIBILE che non si fosse accorto che tutto il processo decisionale passava per le mani di Grillo e di Casaleggio? Possibile che non avesse percepito che governare un Movimento e tenerlo in pugno, tanto più non sedendo in Parlamento, imponeva di stringere un controllo ferreo sugli strumenti (presunti) di democrazia diretta che passano attraverso la piattaforma Rousseau? Possibile che non si fosse accorto che la rigorosa applicazione del video streaming serviva prima di tutto al controllo dall’alto di tutti i comportamenti degli adepti, deputati, senatori, consiglieri e sindaci che fossero? Prendiamo per buone le ingenuità di Pizzarotti che da neofita della politica, come dice, si è alzato dal divano grazie a Beppe Grillo. Ma perché ha impiegato quattro anni per imparare che cos’è la politica e che in un Movimento senza regole e senza processi democratici, il capo impera e impone l’arbitrio della propria volontà? Per ora fermiamoci alla fuoriuscita di Pizzarotti da 5S che, dice, non è più quello delle origini. Aspettiamo di vedere la cura che propone; ora in proprio.

sandrorogari @ alice.it