Mercoledì 24 Aprile 2024

L'ottimismo inutile

Che le elezioni siano in avvicinamento lo si capisce anche dall’ottimismo del Presidente del Consiglio Gentiloni. Le ultime dichiarazioni su uno sprint finale del nostro Pil, fino a portarlo alla soglia di crescita del 2% per il 2017, sono difficilmente condivisibili. Dal punto di vista istituzionale le riforme fatte non servono di certo a dare impulso alla politica. Burocrazia e tasse sono uguali a quelle degli ultimi cinque anni, la spending review non é mai neppure stata abbozzata e le risorse da destinare alla riduzione delle tasse di imprese e contribuenti non sono minimamente contemplate nella finanziaria in corso di approvazione. Dal punto di vista socio-economico- finanziario, le cose, se mai è possibile, vanno addirittura peggio. Gli investimenti esteri in italia restano al palo e anche quelli di matrice nazionale non vanno certo meglio. Il numero di imprese di grandi dimensioni continua nel suo percorso di rarefazione, sempre meno gli imprenditori che resistono all’iniquità fiscale, burocratica e giudiziaria. Le Pmi, perno reale del Paese, restano sotto capitalizzate, con scarsa propensione a ricorrere al capitale proprio, anche per carenza di politiche fiscali accomodanti e favorevoli a chi conferisce capitale proprio. L’indebitamento bancario di tante imprese il cui business è esclusivamente nazionale, è difficilmente sostenibile. Spesso non è mirato agli investimenti ma a raddrizzare impietosi flussi di cassa. L’occupazione ha avuto un’impennata, esclusivamente a favore di quella a tempo determinato, vincolata all’andamento degli ordini e delle vendite. Una situazione che denota scarsa propensione al rischio da parte degli imprenditori, che si sentono vessati da politica e sindacati e sovente presi di mira dalla giustizia. Infine la carenza di classe dirigente eccelsa, in primis politica, ma anche in ogni altro ambito, non favorisce di certo risultati eclatanti per il futuro del Paese.