Grillini, il film più proiettato

Roma, 14 maggio 2017- Fenomeno a 5 stelle. Più la lunga marcia del movimento di Beppe Grillo si appresta a tagliare il traguardo dal palcoscenico al Palazzo, più il M5S entra nelle analisi dei giornali che fanno opinione, viene pesato nei sondaggi, entra anche nel circuito cinematografico alternativo.

Ora una regista danese, Lise Birk Pedersen, ha realizzato un documentario, distribuito dalla bolognese Wanted, su alcuni momenti privati, oltre che pubblici, dei parlamentari (ed ex onorevoli) del non-partito del non-leader Grillo. 'Tutti a casa - Power to the people?', questo il titolo scelto dalla filmaker, scopre che nel Movimento non è raro essere scomunicati. Gli italiani, in effetti, ci erano già arrivati.

Ma il punto non è se questo documentario sia più o meno a fuoco, il punto è che ovunque si parla di grillini. Anche all'estero, proprio dove l'aspirante leader Di Maio sta cercando di accreditarsi come politico credibile. Sulle pagine del Financial Times, che già il 30 dicembre del 2015, annotò lo spartiacque del M5S: il passaggio concettuale da forza di opposizione a forza che aspira al governo. Oppure sul New York Times, che bacchetta Grillo per la campagna contro i vaccini. Ma anche sulla stampa francese, tedesca, nord-europea.

Spenti i riflettori sul pericolo populista in Francia, con la vittoria del presidente dei poteri forti Macron, l'Italia diventa la sorvegliata speciale. Non solo per la possibile instabilità economica, ma anche per l'incognita del voto. Per la ragionevole possibilità (sondaggi alla mano, con la legge elettorale ancora da fare) che i grillini diventino il primo partito alle urne.

Ecco perché, allora, diventa interessante notare un'altra lunga marcia, quella del Corriere del sera. Da giornale ostile al Movimento a quotidiano (quello della stagione di Urbano Cairo) che accredita il pensiero a 5 stelle, intervistando in esclusiva prima Casaleggio junior, poi Grillo.

Dallo show al potere con il piede sull'acceleratore. Per la ciliegina sulla torta manca solo un docu-film del regista americano Michael Moore