Legittima difesa

CI SONO muri e muri. Quello che ieri il governo italiano ha minacciato di costruire in mare concettualmente non è poi così diverso dagli altri. Chiudere i nostri porti alle navi straniere che scaricano qui i clandestini, anziché nei Paesi di cui battono bandiera, assomiglia alla barriera del «cattivo» ungherese Victor Orbán o a quella che ha eretto la civile Norvegia l’anno scorso al valico Storskog. Quando l’emergenza è fuori controllo, e il welfare dell’immigrazione non è più gestibile, si innesca in estremo la legittima difesa. Intendiamoci, l’accoglienza e i salvataggi in mare sono un valore, ma quando i numeri diventano una valanga inarrestabile con un disagio sociale e una spesa che l’Italia non più più affrontare si è costretti a scelte rigide. Siamo passati dalla parte dei cattivi? Macché si comincia, costretti dalle circostanze, a ragionare col buonsenso.

La presidente della Camera Laura Boldrini alla marcia di Milano disse indignata: «È miope chi costruisce muri per fermare i migranti». Ieri ha taciuto. Il premier Gentiloni è miope? Il presidente francese Emmanuel Macron che ha respinto 400 irregolari al confine di Ventimiglia è miope? Di Malta nessuno parla eppure lì i migranti entrano col contagocce. L’Italia si è svegliata adesso, meglio tardi che mai. Avrebbe dovuto farlo prima, ma buonismo a senso unico e l’opportunismo hanno frenato. La Ue è animata da intenti solidali, ma scarica su di noi. Comodo e facile: «Vi diamo più sostegno finanziario», dice il commissario Dimitris Avramopoulos. No grazie, facciamo da soli e tenete voi i migranti. Il problema non è solo economico ma politico. La gestione dell’immigrazione fa il gioco dei trafficanti di uomini, incentiva un disagio che spesso sconfina nella xenofobia e penalizza l’Italia. Che non può vuotare da sola l’Africa. I 13mila arrivi in due giorni si ripeteranno. Ora è necessario agire su due punti. Primo: va modificato l’accordo secondo cui l’Italia deve fare accoglienza come prima sponda anche con le navi straniere. Secondo: bisogna, anche forzando la mano, limitare le partenze dalla Libia. Non è cattiveria, ma inevitabile realismo.