Una mossa per Hillary

MANNING, Assange, Putin, la Clinton, Trump, Obama. Che cosa hanno in comune? Quello di essere coinvolti nella stessa vicenda, nello stesso momento, nello stesso intreccio di interdipendenze. Una vicenda – va detto – che non avrebbe sovreccitato la già tormentata transizione alla Casa Bianca se Obama non avesse deciso la scarcerazione di un marine, Bradley Manning, diventato Chelsea in prigione. Eppure era accusato, anzi accusata, di spionaggio. Era il braccio destro di Julian Assange. E se l’hackeraggio del secondo ha squalificato la diplomazia americana e ha tagliato l’erba sotto i piedi di Hillary Clinton, il primo ha messo in pericolo i suoi commilitoni in Iraq e Afghanistan.Un traditore dunque, più che un criminale. Ma perché questa nuova provocazione di un presidente riluttante a farsi da parte? Per compassione per il transgender che aveva tentato due volte il suicidio? Improbabile. Il perdono è arrivato poco dopo che Assange, dal suo rifugio londinese, si era detto disposto a costituirsi se – appunto – il suo collaboratore fosse stato rilasciato.

E PERCHÉ Obama lo ha inserito fra i 1597 detenuti (record) meritevoli della clemenza presidenziale? Per catturare Assange, il creatore di Wikileaks che rivelando le e-mail del Partito democratico ha contribuito alla sconfitta della Clinton? Nemmeno. Quando e se rientrerà Assange dovrà vedersela con la nuova e non con la vecchia amministrazione. Forse Obama voleva tappargli la bocca? O al contrario ottenere delle ammissioni in cambio di qualcosa? È dubbio. Si sa come gli hackers lavorano. Quel che non si sa è sino a che punto Putin li abbia sfruttati per favorire l’elezione di Trump. Preferenza del resto comprensibile: meglio un amico di un nemico a Washington. E poi le sue smentite sono difficilmente contestabili. Fanno già parte di un infernale thriller internazionale. Clint Eastwood non avrebbe avuto tanta fantasia. E allora? Allora rimangono due ipotesi. La prima: un dispetto, l’ennesimo calcio negli stinchi. La seconda: preparare il terreno per l’ultima, clamorosa mossa, il perdono a Hillary Clinton. I tempi stringono: Obama rimarrà presidente sino a domani a mezzogiorno. Ma in ogni caso la signora sarebbe salva a metà.

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