Martedì 23 Aprile 2024

Sicilia, lo scandalo continua

Roma, 23 novembre 2017 - Avviso ai lettori: il pezzo che state per leggere è pressoché identico a quello che avete letto una decina di giorni fa e purtroppo, temiamo, a quello che scriveremo tra una settimana. Perché la notizia dell'indagine per riciclaggio ed evasione fiscale che riguarda il neo-deputato siciliano Luigi Genovese, figlio del famoso Francantonio, anche lui con un passato pieno di guai con la giustizia, arriva dopo che altri deputati della neoeletta Assemblea regionale siciliana sono finiti nel mirino dei pm. In neppure venti giorni dall'elezione siamo a tre, oltre a un candidato non risultato eletto per un soffio. Più o meno di tutti i partiti. E' vero che si tratta di avvisi di garanzia (in un caso - Cateno De Luca - anche di arresto) e che le indagini sono all'inizio, ma certamente la storia colpisce. I rimedi da porre sono difficili dal punto di vista legislativo, visto che si tratta di persone incensurate (quello di oggi, Genovese junior, è un ragazzo di ventun anni) e quindi candidabili a tutti gli effetti. La barriera quindi la deve porre non la politica con filtri a priori, né può farlo la magistratura che per definizione interviene a cose fatte (persegue i reati), ma la società civile. Come? Non votando certa gente. Ricordiamo infatti che i deputati regionali siciliani sono lì perché hanno ottenuto molte preferenze (Luigi Genovese addirittura 18mila) e non perché sistemati dai partiti in listini blindati. E se la politica siciliana non sa rinnovarsi e fare uno scatto di moralità, la palla deve passare ai cittadini. Serve una ribellione civile, come fu contro la mafia. Chiediamo troppo? Chissà. Ma siamo sicuri che prima o poi arriverà il momento in cui non scriveremo sempre lo stesso articolo.