Venerdì 19 Aprile 2024

Scenario tedesco

Non era mai accaduto nell’ultimo secolo che una legge elettorale fosse approvata con il voto favorevole di partiti dell’opposizione. La legge Acerbo del ’23 passò con la fiducia per 21 voti, grazie all’assenza provvidenziale di 57 deputati non fascisti che occhieggiavano al Duce. Settant’anni dopo, la legge Mattarella passò grazie alla benevola astensione del Pds, che però non volle sporcarsi le mani come invece hanno fatto stavolta Forza Italia e Lega dopo che nel recente passato Porcellum e Italicum erano state approvate soltanto da Destra e Sinistra. Sembrava un miracolo che il modello tedesco rielaborato potesse passare con i voti di Pd, M5S, Forza Italia e Lega. Al di là dei rimpalli tra Pd e Cinque Stelle sulla responsabilità della caduta, è evidente che il partito di Grillo non ha retto alle pressioni della base per un accordo con gli Impresentabili per definizione. Dopo aver sparso tanta benzina, è difficile spegnere gli incendi. 

Quanto tempo impiegherà Di Maio per raccordare la base del suo partito con l’autoritratto moderato e virtuoso che sta garbatamente distribuendo alle cancellerie europee? Il merito della legge approvata l’altra sera è almeno di aver messo d’accordo due partiti di maggioranza e due di opposizione. Ogni legge naturalmente ha i suoi difetti: il proporzionale puro con le preferenze è certamente il sistema più democratico. Spiace che chi lo rimpiange abbia dimenticato che l’indomani del voto, nella Prima Repubblica, c’era sui giornali la corsa ad additare il candidato eletto dalla mafia e quell’altro dalla camorra, quello legatissimo alla lobby degli appalti e l’altro che aveva speso un mucchio di soldi che non ha. Il proporzionale indusse perfino De Gasperi nel ’48 a chiamare al governo i ‘laici minori’, come si chiamavano allora, a ritemprare la maggioranza, nonostante avesse ottenuto il 48,11 per cento dei voti. Nessun pentimento, dunque. Sarà ingovernabile il prossimo parlamento? Tecnicamente forse sì, politicamente forse no. Una coalizione che raggiunga il 40 per cento dei voti e la vittoria in un certo numero di collegi potrebbe conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. Premesso che in cinque mesi può accadere di tutto, è difficile che il Pd possa raggiungere questa soglia e che altrettanto possano fare i 5 Stelle. Resta il centrodestra. Berlusconi ha sempre guadagnato dieci punti in campagna elettorale rispetto ai sondaggi precedenti. Se Forza Italia, recuperandone tra quattro e otto, ottenesse un 18-20 per cento, la Lega il 15, Fratelli d’Italia un po’ più del 4, i voti mancanti potrebbero arrivare da quella quarta gambetta di Parisi, quel che resta di Scelta civica, Udc, profughi di Alternativa popolare, animalisti, pensionati e quant’altro. La cosa più probabile è tuttavia un’altra. Ciascun partito può contare sulla sua quota di voti proporzionali. Partito democratico, Forza Italia e piccole aggregazioni minori potrebbero dar vita di nuovo a quella Grande Coalizione nata dopo le elezioni del 2013 e subito caduta dopo la decisione del Senato di espellere Berlusconi. Una soluzione alla tedesca,insomma, dove nessun Cancelliere si è mai strappato i capelli e ha portato al Paese Il livello in cui è.