Giovedì 25 Aprile 2024

La parola che inganna

Mafia e mafioso. Bisogna intendersi sulle parole. Ogni siciliano lo sa bene. Anzi, se vivi sull´isola, sai da sempre che quel che conta è il tono della voce, che nessuna trascrizione potrà mai rendere. Sei un mafioso? Dipende. Può essere un insulto, un complimento, perfino una parola sensuale tra amanti.  O una qualifica professionale, poco onorata, o al contrario di rispetto. Le madri sicule dicono al loro maschietto, di solito il primogenito: «Mangiati l’arancina, mafiosetto di mamma». Sei una bella strega mafiosa, dice lui alla sua lei, come un complimento. Mafioso sostantivo o mafioso aggettivo? Un comportamento mafioso non sempre viola la legge. Tra compagni e soci ci si intende con una strizzata d’occhi. Un piacere oggi a me, domani a te. Preferire un amico sarà forse ingiusto verso chi è meglio qualificato, ma non si commette un reato.

Ormai mafia è un termine internazionale, e non ci si riferisce sempre all’onorata società, a origine controllata. A Berlino si parla di mafia russa, mafia gialla, polacca, turca, céca. Perfino mafia tedesca. Mafia come qualità (negativa) di un’organizzazione. A Roma hanno sbagliato l’accusa. Gli imputati avevano messo su una rete mafiosa, ma non erano realmente membri di una mafia, sicula o alla sicula. Si erano fermati all’aggettivo. La vera mafia è un’altra cosa, i vecchi mafiosi avranno sorriso. Non interpreterei la sentenza come una sconfitta della giustizia. Solo come una precisazione linguistica.