La lezione giapponese

L’INGEGNER Makoto Ishikawa non è un marziano. È un ingegnere giapponese che nel 2011, nella regione del Kanto, dopo un sisma di 9 gradi Richter che ribaltò tutta l’area come in un film del genere catastrofico, ricostruì in 6 giorni un’arteria statale. Era fondamentale per i collegamenti e l’economia. Avanti tutta, saltando ordinanze, permessi, circolari. Tutto dopo, compresi i controlli sulla regolarità delle operazioni. Burocrazia? Una parola che nell’immediato fu bandita dal vocabolario. E la ricostruzione viaggiò come i supertreni di Tokio. In Italia, dopo il sisma di Lazio, Marche e Umbria, stiamo facendo il contrario. La burocrazia intralcia la ricostruzione, non si capisce quale sia la priorità, le competenze si intrecciano e si ostacolano a vicenda.  Per carità, va tenuta presente, come avverte Fabrizio Curcio capo della Protezione civile, la complessità del territorio, tutto boschi e montagna.

Sì, ma anche in Emilia dove tutto è piatto le lentezze non mancarono. Dunque il sistema scricchiola. I sindaci del cratere lo urlano da tempo e l’autocritica del commissario Errani lo conferma. E molti fattori, nelle decisioni, vanno invertiti. Il governo Monti smontò la Protezione civile di Bertolaso targata governo Berlusconi, considerata troppo accentratrice. E per certi versi lo fu. Ma, pur con molti difetti, aveva il dono della rapidità. Ora il modello, con l’incrocio di competenze diffuse, si avvita fra Protezione civile, Regioni e Comuni dove ogni mossa prevede pareri, permessi, moduli, accertamenti. 

Quintali di carta e uno scambio spesso confuso di informazioni fra organismi competenti. Tutto regolare per carità. Ma intanto in attesa di un censimento completo delle casette, su 1470 richieste, nonostante acqua neve e gelo, ne sono state consegnate solo 18 e forse altre 25 arrivano a giorni ad Amatrice. Briciole. Su 342 stalle richieste per gli allevamenti, che è poi il settore trainante dell’economia marchigiana, ne sono state consegnate 18, alcune delle quali sbagliate. 

È evidente che qualcosa non va. Se lo racconti a un giapponese pensa che siamo su Scherzi a parte. La pagella è la seguente. Bravissimi e generosi nei soccorsi. E quindi promossi. Lenti e ideologicamente testardi nell’affidarsi alla burocrazia come se la ricostruzione avesse i tempi della della normalità. Quindi bocciati. 

Abbiamo fatto il possibile, dice il commissario Vasco Errani. Vero. Ma il modello è sbagliato e serve il coraggio di cambiare. Buona parte della sinistra usò l’artiglieria contro il governo Berlusconi per dimostrare che in Abruzzo la ricostruzione era troppo accentrata e quindi sbagliata. Lì, pur con tanti errori, almeno gli alloggi arrivarono in tempi rapidi. Cambiamo tutto, a cominciare dalla Protezione civile, si disse poi. E si è visto.