Massimiliano Allegri, tecnico della Juve (Afp)
Torino, 22 novembre 2017 - La tenebra azzurra si allunga anche sulla Champions. Juventus e Roma confermano il delicato momento del calcio italiano. In una notte che poteva spalancare ai nostri club le porte degli ottavi di finale, la Roma si arrende sul campo bollente dell’Atletico di Madrid e la squadra di Allegri non riesce a battere un Barcellona non proprio irresistibile, che lascia re Messi in panchina per 55 minuti. Verdetti rimandati all’ultimo turno, con le italiane favorite dalla classifica e dalla qualità ma con la sindrome dei novanta minuti fatali sulle spalle.
Non è una bella Juve quella disegnata da Allegri ma una squadra pratica, capace di reggere l’urto del Barca. Anche quando Messi aggiunge il suo divino talento alle trame di un gioco che sgorga come acqua fresca da una fonte inesauribile.
Il 3-0 dell’andata lascia il segno e Allegri, che non vuole ripetere gli errori di Ventura contro la Spagna, imbottisce il centrocampo lasciando il 65% di possesso palla al Barcellona ma chiudendo ogni spazio utile. Ripudiato il classico schema 4-2-3-1, nel finale si arriva a un 4-4-2 quasi scolastico con Alex Sandro ancorato alla difesa, Douglas Costa e Cuadrado che fanno i centrocampisti di contenimento sulle ali e la coppia argentina Higuain-Dybala a cercar gloria in attacco.
La densità centrale si traduce inevitabilmente in noia e in calcio ruminato in modo faticoso, anche perché nessuno dei giocolieri di Allegri ha la verve per saltare l’uomo o per inventare un’azione degna di questo nome. Con Higuain che sembra ipnotizzato, lento e involuto, resta il solo Dybala a cercar gloria nel confronto a distanza con l’idolo Messi. E’ proprio La Joya a sfiorare il gol nel primo tempo e poi nel finale di gara, quando Ter Stegen nega la vittoria alla Juve. L’occasione fa il paio col il palo colto da Rakitic nel primo tempo.
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