Martedì 23 Aprile 2024

L'Italia dà fastidio

Roma, 26 luglio 2017 - «Farò gli interessi della Francia», aveva detto Macron nel suo primo indirizzo al popolo. Si è messo subito all’opera e, nelle migliori tradizioni, lo sta facendo alla grande. Senza remore e senza riguardi per nessuno. L’Italia? È fuori dai giochi, e per la politica francese questa non è una novità. La Libia? «Per il mio Capo è una priorità», aveva detto il ministro degli esteri Le Drain. Ed ecco i due leader libici, il forte Haftar ed il debole Sarraj, che nessuno era mai riuscito a far incontrare, seduti a colazione nel castello di Saint Cloud. Il ministro Alfano è decisamente piccato per questa intrusione-esclusione ed il commento non è stato tenero. D’altro canto, non è un mistero che la nostra presenza o influenza in Nordafrica e nel Fezzan per i cugini sia sempre apparsa pietanza indigesta. Già due secoli orsono, quando in Tunisia la lingua italiana era la più diffusa e la nostra presenza la più consistente, siamo stati estromessi senza le cortesie d’uso. Cento anni dopo, quando governatore della Libia era Italo Balbo, le simulazioni di difesa del territorio non si sviluppavano a Est, in funzione anti-inglese, ma a Ovest (le manovre della Gefara), con il tema dell’eliminazione di eventuali intrusioni francesi. Nel 2011, l’attacco alla Libia era stato originato da un’iniziativa di Sarkozy. Infine, ricordiamo il doppio gioco di Hollande, quando, fingendo di sostenere il neonato governo di Tripoli, continuava a trescare con Tobruk. Non siamo all’epilogo, ma è evidente che le iniziative del ministro Minniti – in un momento in cui la Francia chiude i porti, restando ‘a guardare’ il transito dei trafficanti di uomini tra Niger e Libia – cominciano a dare fastidio.